Bruxelles – Riduzione del 55 per cento delle emissioni di gas a effetto serra entro il 2030, 37 per cento dei fondi derivati dal Next Generation EU direttamente spesi in obiettivi climatici in linea con il Green Deal europeo. La Commissione alza la posta sul clima e come anticipato già nei giorni scorsi ha deciso di adeguare l’attuale target di riduzione del 40 per cento al 2030 (rispetto ai livelli del 1990) portandolo a un più ambizioso taglio del 55 per cento entro quella data. Lo ha annunciato Ursula von der Leyen nel suo primo Discorso sullo stato dell’Unione, pronunciato il 16 settembre di fronte alla plenaria dell’Europarlamento. L’obiettivo rimane quello di raggiungere la completa neutralità climatica entro il 2050, quindi zero nuove emissioni nette, ma per arrivarci bisogna “andare più veloci e fare le cose meglio”.
C’è di più. La Commissione ha fissato in maniera inedita un obiettivo del 30 per cento dei 750 miliardi del Next Generation EU da reperire attraverso ‘green bond’, obbligazioni verdi. Il fondo della ripresa prevede che la Commissione prenda a prestito risorse sui mercati finanziari, contraendo debito comunitario. Con questa decisione “stiamo aprendo la strada allo sviluppo di uno standard affidabile dei green bond dell’UE”.
Bruxelles ha firmato e ratificato l’accordo di Parigi sul clima, impegnandosi dunque a limitare il riscaldamento globale complessivo a un massimo di 1,5 gradi. Per rimanere in linea con l’obiettivo di Parigi di circoscrivere il riscaldamento globale sotto quella soglia, il target del 40 per cento era ormai ritenuto insufficiente e andava modificato. L’esecutivo entro l’estate del 2021 si impegna a modificare tutta la normativa europea relativa al clima, per adeguarla ai nuovi standard più ambiziosi. E a molto servirà il Next Generation EU, il fondo per la ripresa da 750 miliardi di euro, che servirà non solo a far rialzare l’Europa della crisi, ma dovrà guidarla anche verso il futuro. Da qui la decisione di vincolarne il 37 per cento delle risorse in azioni in linea con il patto verde per l’Europa. “Miglioreremo lo scambio di quote di emissioni, stimoleremo le energie rinnovabili, miglioreremo l’efficienza energetica, riformeremo la tassazione dell’energia”, ha spiegato la tedesca.
Due i livelli di intervento menzionati dalla presidente come esempio di ciò che potrebbe essere fatto con le risorse del fondo per la ripresa. Sfruttare e investire sul grande potenziale dell’idrogeno cosiddetto pulito, perché derivato da fonti rinnovabili, e sull’incremento di oltre un milione di punti di ricarica per l’elettrico. Seguirà la ristrutturazione degli edifici in termini di efficienza – che da soli generano il 40 per cento delle emissioni In UE – per renderli più sostenibili. “Devono diventare meno dispendiosi, meno costosi e più sostenibili”. Ma il patto verde europeo, che rappresenta il cardine della legislatura attuale, “implica molto di più che la riduzione delle emissioni”, ha aggiunto. Si tratta di modernizzare sistematicamente la nostra economia, società e industria. Per questo l’intervento dovrà investire tutti i settori che direttamente o indirettamente hanno impatto sul cambiamento climatico.
Von der Leyen è ben consapevole che l’adeguamento degli obiettivi climatici intermedi sarà “troppo ambizioso per qualcuno, e insufficiente per altri”. Ma per la Commissione europea “l’obiettivo per il 2030 è ambizioso, realizzabile e vantaggioso per l’Europa“. L’Esecutivo ha lavorato nei mesi scorsi a una valutazione d’impatto, studiando in modo approfondito i vari settori industriali per capire dove intervenire e valutando i costi di questo adeguamento. I dettagli di questa valutazione – che ha portato la Commissione a valutare il target del -55 per cento come possibile – saranno illustrati domani, 17 settembre, dal vicepresidente esecutivo in capo al Green Deal Frans Timmermans. Il Parlamento europeo voterà nella plenaria di ottobre la sua posizione per una riduzione di almeno il 60 per cento delle emissioni entro il 2030. L’ultima parola spetterà agli Stati membri nel Consiglio che dovranno tradurre i nuovi obiettivi in legislazione vincolante e sarà il nodo più difficile da sciogliere.