Bruxelles – L’Unione europea lavora a nuove sanzioni contro la Turchia, per appianare le tensioni nel Mediterraneo orientale con Grecia e Cipro sulle esplorazioni di risorse energetiche nelle zone cosiddette contese tra i tre Paesi. Al vertice informale di Gymnich a Berlino di fine agosto si è trovato un accordo politico non vincolante tra i ministri degli Esteri e ora da Bruxelles si lavora per tradurre un accordo politico in una decisione formale. Non c’è però “unanimità su un pacchetto di nuove sanzioni”, rivela Josep Borrell intervenendo di fronte alla plenaria del Parlamento europeo il 15 settembre. Ed ecco spiegato il motivo del ritardo. La politica estera aggressiva di Ankara e la possibilità di introdurre misure restrittive sarà di nuovo dibattuta lunedì 21 settembre nel Consiglio affari esteri dell’UE ma soprattutto sarà centrale al vertice straordinario tra i capi di Stato e di governo in programma il 24 e 25 settembre.
La situazione nel Mediterraneo orientale “è molto fragile”, afferma anche Michael Roth, ministro tedesco agli Affari europei, sottolineando che la Turchia “non si sta impegnando a sufficienza per contribuire alla pace”. Si sofferma poi sul vertice che terranno i leader da cui dovrà levarsi “un messaggio di piena solidarietà a Grecia e Cipro” insieme a nuove idee per allentare le tensioni. La risoluzione del conflitto è urgente e richiede un impegno collettivo da parte dell’Unione. Nonostante i tentativi di mediazione della Germania, in qualità di presidente di turno al Consiglio, e dell’alto rappresentante UE per la politica estera e di sicurezza, le tensioni hanno continuato a crescere durante tutta l’estate e la situazione non sta migliorando.
Per Commissione e Consiglio è chiaro che le tensioni non si risolveranno con un approccio militare, l’approccio rimane quello moderato di favorire dialogo e negoziati come unica via per la risoluzione dei conflitti in politica estera. È un fatto però che in questo momento i rapporti tra Unione europea e Turchia sono appesi a un filo. I passi indietro compiuti da Ankara in tema di stato di diritto e libertà fondamentali ha fatto sfumare la possibilità di un eventuale futuro ingresso della Turchia in UE. Ankara “si sta allontanando dai valori dell’Unione europea”, ha sintetizzato Borrell, ammesso che siano in passato stati vicini. Resta formalmente candidata al processo di integrazione comunitaria ma dal 2018 il Consiglio ha di fatto deciso di sospendere i negoziati di adesione e unione doganale. Ci sono poche possibilità che i colloqui in questa direzione siano recuperati. Rimane però che la Turchia rappresenta un partner fondamentale per Bruxelles con cui continuare a dialogare su alcuni dossier. “Difficile pensare che potremmo trovare una soluzione al problema migratorio senza la Turchia”, ripete ancora il capo della diplomazia europea, anche se le sue azioni unilaterali stanno mettendo a dura prova ogni tipo di partnership.
In vista del vertice straordinario di settembre, gli eurodeputati sono tornati a chiedere compatti nuove sanzioni contro la Turchia, esprimendo la loro posizione di solidarietà nei confronti di Grecia e Turchia e la necessità di “far valere” gli interessi di Bruxelles dai ricatti del presidente turco Erdogan. Solidarietà che dovrà essere scandita a chiare lettere durante il Consiglio europeo della prossima settimana. “L’Europa dovrebbe restare unita e mantenere la pressione su Erdogan nel Mediterraneo orientale”, affermano dal Partito popolare europeo. “Non saremo ricattati alla frontiera, non saremo provocati in mare. Non vogliamo conflitti, ma non ci tireremo indietro”. Dal dibattito è emersa anche la proposta di introdurre un inviato speciale rappresentante per l’UE nel Mediterraneo centrale “per dirimere le controversie” sul piano giuridico e “garantire una pace targata Europa”, sostiene il popolare Massimiliano Salini.
“Quando Erdogan minaccia la Grecia o Cipro non sta minacciando semplicemente i propri vicini. Sta minacciando l’intera Unione europea”, aggiunge anche Brando Benifei, capodelegazione del Partito democratico all’Europarlamento. Al Consiglio europeo della settimana prossima spetta il compito di “dare un segnale forte”, aggiunge il socialdemocratico, con “un pacchetto di sanzioni ma anche con un embargo sulla vendita di armi” verso un Paese che “continua a regredire nel rispetto dei diritti umani, delle libertà fondamentali e della democrazia”. Dello stesso avviso anche il vicepresidente del Parlamento europeo, Fabio Massimo Castaldo. “Sì alle sanzioni mirate per far capire ad Ankara che deve accettare un dialogo costruttivo: dobbiamo essere fermi nel difendere quei valori europei che sono irrinunciabili”, afferma l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle.