Bruxelles – La cooperazione è possibile, la fermezza è necessaria. E’ secondo questo ‘credo’ che l’Unione europea si confronta con la Cina nel summit bilaterale voluto per tenere aperto il canale di dialogo e negoziazione con un partner asiatico non dei più comodi. Lunedì (14 settembre) in video conferenza i leader di entrambe le parti riprendono i dossier su cui, sottolineano a Bruxelles, c’è ancora molto da fare. Clima, commercio, informatica: queste le aree dove gli europei vogliono progressi tangibili, movimenti che non siano al ritmo di un passo avanti per compierne due indietro.
Al tavolo europeo siederanno i presidenti di Consiglio europeo e Commissione UE, Charles Michel e Ursula von der Leyen, assieme alla cancelliera tedesca Angela Merkel, il cui governo detiene la presidenza di turno del Consiglio UE. Dall’altra parte il presidente Xi Jinping. Un incontro ad alto livello voluto soprattutto dagli europei, che hanno lavorato per fare in modo che il summit non fosse posticipato. Si vuole dare seguito al vertice dello scorso giugno, per tenere alta la pressione su Pechino.
Si riconoscono che in molti ambiti “sono stati registrati progressi”, e allora è il momento di continuare, perché c’è ancora molto, troppo, da migliorare. Tanto che non si prevedono dichiarazioni congiunte finali. “Non prepariamo conclusioni scritte. Per noi non conta cosa è scritto su carta, contano progressi tangibili”, confidano addetti ai lavori. Lavori che si annunciano complicati.
L’Europa sul tavolo mette praticamente tutto. Commercio, lotta ai cambiamenti climatici, tassazione digitale, sicurezza informatica, cooperazione a livello regionale, in Asia come in Africa. E poi collaborazione nella lotta alla pandemia di COVID-19, rispetto dei diritti umani e moderazione a Hong Kong. Questi due ultimi in agenda sono quelli certamente più delicati. La repubblica popolare cinese ha sempre avuto un’interpretazione tutta sua del concetto di diritti umani e loro rispetto, e non accettano che si metta bocca su questioni di politica interna, come Hong Kong o Taiwan. Proprio in quel quadrante, nel mar cinese orientale, oggetto di contese, dispute e rivendicazioni, l’UE chiede di astenersi.
Come andrà a finire lo diranno Michel e Merkel al termine dell’incontro (inizio previsto alle 14:00, ora di Bruxelles). Parleranno loro. I cinesi, come da prassi consolidata, non si concederanno alla stampa. Dunque, in assenza di conclusioni e di rappresentanti di Pechino, a spiegare se ci sono motivi per essere ottimisti saranno gli europei, le cui aspettative restano racchiuse nella cautela di trattative che portano con sé tanti punti di domanda.
La prima di questi quesiti riguarda il reale grado di volontà cinese di fare passi avanti. In tema di commercio si riconoscono “buoni progressi” per quanto riguarda l’accordo per gli investimenti, “soprattutto in tema di reciprocità”. Adesso l’attenzione si sposta sull’accesso al mercato. L’UE vuole parità di condizioni di ingresso e parità di trattamento per le aziende europee. Vuol dire un cambio nelle politiche sui sussidi alla imprese cinesi. L’auspicio è chiudere questa partita entro l’anno. Qui, proprio qui, le negoziazioni “vengono prese come un test sulle volontà cinesi”. Altro tema del dossier la riforma dell’Organizzazione mondiale per il commercio (WTO). Bruxelles e le altre capitali europee vogliono procedere di comune accordo con Pechino.
In tema di clima si vuole vedere maggiore impegno per il raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica e un rinnovato impegno cinese a livello internazionale. Si nota un’ambizione diversa rispetto agli obiettivi che insegue l’Europa. Nemmeno qui è chiaro quanto potrà concedere la repubblica popolare. Però l’UE punta sul summit, preparato da Michel in questi mesi in stretta consultazione con tutti gli Stati membri, a più livelli, politico e tecnico. Perché la Cina è imprescindibile nel nuovo ordine mondiale. L’Ue ha bisogno lavorare con il partner asiatico dove più deve e dove meglio può, ma con determinazione. Si cercherà di ribadirlo lunedì.