Roma – Parlamento attore protagonista e dialogo continuo. Il ministro per gli Affari europei Enzo Amendola assicura che per il Piano di ripresa e resilienza con le Camere ci sarà “un rapporto che durerà a lungo, non solo con informative” e non solo nella fase di costruzione ma anche in quella “di attuazione e monitoraggio”. Interlocuzione che vale anche per Regioni ed Enti locali, una concertazione con i territori già avviata anche in questa fase preliminare.
Il giorno dopo la presentazione delle linee guida, il ministro svolge la sua informativa alle Commissioni riunite di Camera e Senato e si affretta a specificare che quelle 30 pagine sono solo un contributo, e che sarebbero sfuggite all’uso interno. Ricorda che sono frutto di una base di lavoro in progress andato avanti per tutto il mese di agosto e che sarà ulteriormente definito con le altre indicazioni attese dalla Commissione per il 15 settembre. Un mese dopo comincerà con Bruxelles una trattativa informale per arrivare a presentare alla fine del 2020 le schede progetto per l’utilizzo del Recovery fund nella misura già indicata all’Italia con 82 miliardi di sussidi e 127 miliardi di prestiti.
Insomma, quella illustrata ieri al Comitato interministeriale Affari Europei è solo una griglia che rispetta i caratteri delle Recovery and Resilience Facility e traccia alcuni vincoli come quelli della transizione green che prevede che il 37% delle risorse siano destinate a progetti che rispettino le scelte fatte dalla Commissione e dal Consiglio europeo per il contrasto al climate change.
Da qui fino al primo gennaio dunque, verrà costruito l’impianto del piano italiano su cui ci sarà un’interlocuzione continua e non formale con tutti gli attori chiave, Parlamento, Regioni e Comuni. Aperti al contributo di tutti, anche se il ministro Amendola spiega che “non sarà un elenco di spesa, e neppure uno ‘svuota cassetti’ di vecchi progetti, avvertimento che ovviamente vale anche per i ministeri.
E uno dei dicasteri chiave è quello dell’Ambiente, con un settore chiamato a contribuire in maniera consistente a favore di un modello economico sostenibile. La transizione ecologica e digitale è infatti uno dei pilastri dell’European Green deal che ha tra gli obiettivi più ambiziosi quelli della riduzione delle emissioni attraverso l’efficienza energetica. Un target è stato confermato dal ministro Sergio Costa durante l’audizione in Commissione, e che individuato le priorità delle “missioni” del PNRR.
Trasporti, qualità dell’aria e efficienza energetica sono i settori su cui il governo intende concentrare gli investimenti, dove avrà un ruolo chiave il piano di de-carbonizzazione. “L’Italia ha compiuto progressi nella riduzione delle emissioni di CO2 e nell’incremento della quota di fonti rinnovabili, tuttavia sono necessari ulteriori investimenti e riforme per raggiungere gli obiettivi fissati dal Green deal”. Essenziale il coinvolgimento delle imprese e Costa ha spiegato che saranno incentivate tutte quelle virtuose e “che faranno investimenti sostenibili e avvieranno una transizione verde”.
Nell’ambito delle audizioni che il Parlamento sta conducendo sul Piano di ripresa e resilienza, sta emergendo la preoccupazione dell’attuazione e sui paletti del crono programma su cui l’Europa non farà sconti. Il ministro Amendola ha confermato che “sarà necessario stare dentro il recinto del 2023/2026 rispettivamente per l’impegno e per la spesa da finanziare sui singoli progetti.
Vincoli poco compatibili con l’elevato tasso di burocrazia e la selva di autorizzazioni necessarie per completare molti progetti e non solo quelli delle grandi opere e infrastrutture dei trasporti o dell’energia. “Questo dell’attuazione è un grande tema” ha detto Amendola, a proposito del passaggio delicato su cui il Recovery italiano può impantanarsi. Anche per questo “attendiamo le nuove linee guida dalla Commissione, per valutare l’architettura e poterci ragionare”.