Roma – Aumentare l’impatto delle risorse proprie e un ruolo più forte per il Parlamento. Mentre è in corso il confronto serrato con la Commissione europea sul bilancio e a pochi giorni dal discorso sullo Stato dell’Unione della presidente Ursula von der Leyen, sale la richiesta di un cambio di passo per le istituzioni comunitarie. Esigenza e suggerimenti che arrivano dal dibattito organizzato dall’Ufficio del Parlamento europeo in Italia con esponenti politici, funzionari e diplomatici e società civile.
Dopo la svolta del vertice di luglio, proseguire con la stagione riformatrice e per fare questo occorre dare più forza al Parlamento. “Dobbiamo fare uno sforzo per stabilire tre o quattro priorità, senza le quali la Conferenza può essere un fallimento” dice l’ex commissaria Emma Bonino che guardando al futuro, spiega che “ora ci sono le condizioni per una battaglia storica come l’armonizzazione fiscale”. Concretezza negli obiettivi significa “rafforzare la rappresentanza e la democrazia delle decisioni e uno dei pilastri è il Parlamento che deve acquisire capacità d’iniziativa” (legislativa ndr).
I passi in avanti fatti in questi ultimi mesi sono giudicati positivamente dal vicepresidente dell’Eurocamera Fabio Massimo Castaldo che tuttavia dice che non è abbastanza e considera il bilancio presentato insufficiente per affrontare le congiunture economiche del post Covid. “La pandemia ha reso necessario trasformazioni che devono essere messe in campo ora, abbiamo bisogno di investimenti addizionali di 1200 miliardi fra 2020 e 2021 per una piena transizione verde e digitale”. Castaldo poi rinnova la necessità di riformulare il patto di stabilità e di crescita superando le logiche di rigore finora adottate, prevedendo “per esempio di non contabilizzare le spese per la transizione verde”.
La questione delle “risorse proprie” del bilancio è stata sollevata in quasi tutti gli interventi anche per la necessità di non gravare oltre sui contributi nazionali. La tassazione sui colossi del web, sulle rendite finanziarie speculative e la carbon tax sui Paesi confinanti, dovranno essere i prossimi obiettivi dell’Europai, “non possono essere i singoli Stati a sostenere una trattativa con gli Stati Uniti” spiega Brando Benifei capo delegazione del Pd al Parlamento. “La fiscalità europea è l’unica strada possibile e quella già aperta dal debito comune deve esser la chiave per andare in questa direzione”.
Le giovani generazioni come bussola per il futuro, il piano varato a luglio non sia preconfezionato ma deve coinvolgere i nuovi cittadini europei “coloro che hanno maggiore fiducia nelle istituzioni di Bruxelles” ha spiegato Maria Cristina Pisani, del Consiglio nazionale giovani. Anche la riforma dei trattati dovrebbe interpellare direttamente nel dibattito le voci di chi sarà chiamato a pagare il debito che oggi si sta stipulando. Giovani che già dalle prossime settimane si attendono aumenti di bilancio nei capitoli dell’Erasmus e per la transizione ecologica, gli investimenti più importanti per il futuro dell’Unione.
L’allargamento della rappresentanza come rafforzamento della democrazia europea evocato da Emma Bonino, passa anche per una diversa narrazione dell’intero sistema delle istituzioni comunitarie. Lo sostiene Stefano Rolando, professore di Comunicazione pubblica all’università IULM che lo considera un tema critico del processo di integrazione. “Mi aspetto che questo diventi un campo strategico”, spiega perché la gestione della narrazione “non può essere solo un problema di comunicati stampa e non può essere affidato solo all’intermediazione dei giornalisti”. Per battere fake news, stereotipi e l’analfabetismo europeo “serve un grande lavoro che metta insieme governi, regioni ed enti locali in grado di cooperare per coinvolgere i cittadini e levarli dai margini” dell’Europa.
Il dibattito sullo Stato dell’Unione non può evitare la Brexit che in questi giorni è riemersa con preoccupazione. L’europarlamentare della Lega Antonio Maria Rinaldi sostiene che “la Gran Bretagna è un acquirente netto dell’UE e dunque se il cliente ha sempre ragione, si dovrebbe avere molta cautela nella trattativa. Altrimenti “ci diamo la zappa sui piedi” conclude Rinaldi “loro hanno inventato il commercio e ricorda che hanno alle spalle gli USA”.