Bruxelles – Londra pronta a cambiare le carte in tavola ad accordi già presi e prima della conclusione dei negoziati veri e propri, e la Commissione adesso minaccia di far saltare ogni tipo di trattativa. Il premier britannico Boris Johnson lavora ad un accordo con cui sostituire di fatto quanto stabilito con l’UE sull’Irlanda del nord. In base all’accordo di recesso, solo l’Ulster resterebbe temporaneamente all’interno dell’unione dogane così da evitare ripercussioni con la frontiera dell’Eire per poi, successivamente, definire meglio il funzionamento della frontiere tra le due Irlande.
A Londra si lavora per superare questo accordo, in modo del tutto unilaterale e alla chetichella. Ma qualcosa non ha funzionato, perché sono filtrate informazioni circa l’operato di Downing Street. Brexit vuol dire Brexit, un mantra ripetuto da Johnson fin dall’inizio, ancor prima di assumere la carica di primo ministro. Adesso vuole trascinare anche Belfast fuori dall’UE, coerentemente al suo credo ma contrariamente a quanto già messo nero su bianco con l’Unione europea, dove tutti sono spazientiti da un negoziato sulle relazioni future che non produce frutti e dall’operato di Londra.
I trust the British government to implement the Withdrawal Agreement, an obligation under international law & prerequisite for any future partnership. Protocol on Ireland/Northern Ireland is essential to protect peace and stability on the island & integrity of the single market.
— Ursula von der Leyen (@vonderleyen) September 7, 2020
“Confido che il governo britannico attui l’accordo di recesso”, le parole della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, la quale ricorda che l’accordo in questione è “un obbligo ai sensi del diritto internazionale e prerequisito per qualsiasi futura partnership”. Vuol dire che in caso di mancato rispetto non si negozierà niente, e allora sarà hard Brexit, uscita disordinata e senza regole.
We might be losing the UK, but we won’t lose our stiff upper lip #Brexit
— Charles Michel (@eucopresident) September 7, 2020
“Possiamo perdere UK, ma non perderemo la nostra determinazione”, twitta il presidente del Consiglio europeo.
“La decisione di uscire dal mercato unico e dall’unione doganale genererà in modo automatico dazi attualmente non esistenti”, si limita a ricordare Daniel Ferrie, portavoce dell’esecutivo comunitario per le questione di Brexit. Tra le due Irlande sarà dunque blocco e rincari alla frontiera. Quindi una sottolineatura. “Fin dall’inizio l’Unione europea si è impegnata in modo costruttivo e in buona fede”. Un modo di dire che se scorrettezze ci sono, non provengono dal continente ma da oltre Manica.
Da parte britannica si ritiene la parte relativa all’Irlanda ambigua quel tanto che basta per poter azzardare diverse interpretazioni. Un gioco che non piace all’UE. “Tutto ciò che è stato firmato in passato deve essere rispettate. E’ il pegno di fiducia per il futuro”, il commento del negoziatore capo dell’UE, Michel Barnier.
A questo punto le cose non sembrano mettersi per niente bene. La questione nordirlandese sarà sul tavolo negoziale già domani (8 settembre), primo dei tre giorni di nuovo round di trattative per le relazioni future in programma nella capitale britannica. Johnson sembra intenzionato ad alzare i toni e la posta, utilizzando la questione della ‘riscrittura’ delle intese sulla frontiera irlandese come mezzo di pressione per strappare concessione agli europei. Ma gli attori a dodici stelle non sembrano essere intenzionati a cedere, sembrano al contrario intenzionati a lasciare Londra al suo gioco e al suo destino.