Bruxelles – “Chiediamo di prendere una posizione riguardo alle denunce secondo cui il governo ungherese h violato le norme dell’Ue sugli aiuti di Stato per minare il pluralismo dei media”. Con una lettera alla commissaria per la concorrenza, Margrethe Vestager, 16 organizzazioni per la libertà di stampa hanno esortato la Commissione Europea a sorvegliare l’Ungheria con più attenzione l’utilizzo da parte del governo ungherese dei fondi comunitari per alterare la libertà e il pluralismo dei media all’interno dello Stato membro.
Secondo la denuncia dei firmatari – tra cui Reporters Without Borders, The Daphne Caruana Galizia Foundation, International Press Institute e l’Osservatorio Balcani e Caucaso Transeuropa – “a partire dalla legge sui media del 2011, il governo del primo ministro Viktor Orbán ha perseguito una strategia di manipolazione deliberata del mercato dei media, alterando le regole per prevenire una concorrenza libera e leale e utilizzando l’arma delle risorse statali per punire i media critici e premiare i portavoce del governo. Il risultato è un panorama mediatico che non riflette il risultato delle forze di mercato, ma che serve piuttosto a diffondere i messaggi del governo”.
Gli autori della lettera hanno sottolineato in particolare la loro seria preoccupazione per il fatto che la Commissione europea non abbia dato seguito a due denunce di aiuti di Stato (n. 45463 e n. 53108) presentate nel 2016 e nel 2018. “La denuncia del novembre 2018 include ampie prove sulle pratiche di distorsione del mercato del governo. Siamo costernati che la Commissione non abbia ancora risposto, nonostante la sua urgenza”. La denuncia di aiuti di Stato del 2016 riguarda invece l’emittente di servizio pubblico ungherese (PSB), che non soddisferebbe da tempo gli standard internazionali in materia di indipendenza, trasparenza e responsabilità.
“Siamo seriamente preoccupati per il fatto che una mancata risposta della Commissione a queste denunce farà continuare le pratiche di distorsione del mercato e consentirà un’ulteriore decimazione dei media indipendenti nel paese”, è stata avvertita la commissaria Vestager. “L’accesso a fonti di notizie e informazioni equilibrate in Ungheria è più in pericolo che mai”.
Nella lettera viene portato l’esempio recente di Index.hu, il più grande sito di notizie online indipendente dell’Ungheria. Nel mese di agosto 2020 si sono verificati dimissioni e licenziamenti di massa a causa della mancanza di fondi, ma “negli anni precedenti Index.hu non ha ricevuto praticamente nessun finanziamento dalla pubblicità statale, nonostante fosse un leader di mercato. Il suo principale concorrente, il filogovernativo Origo.hu, ne ha invece beneficiato pesantemente”. Secondo la denuncia delle 16 organizzazioni, questo modello si replica in tutti i settori, dalla stampa (sia quotidiani che settimanali), alla radio, alla televisione e all’online, creando condizioni di mercato evidentemente alterate. “L’obiettivo di questi sforzi è chiaro: indebolire finanziariamente i media indipendenti e ostacolare la produzione e la diffusione di notizie critiche”.
Ma non sarebbe finita qui. Alla fine del 2018 è stata creata la fondazione KESMA per unire i media filogovernativi: “Da allora, la fondazione è stata esentata dalla normale revisione sulle norme della concorrenza, minando ulteriormente il pluralismo dei media in Ungheria e facilitando un sistema centralizzato di controllo dei contenuti”. Dalle evidenze portate dalle organizzazioni internazionali per la libertà di stampa la fondazione KESMA ora controllerebbe oltre 470 organi di stampa in Ungheria: “L’azione e l’attenzione della Commissione su questo argomento è doppiamente importante, a causa della mancanza di meccanismi interni per proteggere la pluralità dei media. È quanto dimostrato il 25 giugno 2020, quando la Corte costituzionale ungherese ha stabilito che fosse costituzionale il decreto governativo che ha impedito all’autorità garante della concorrenza di esaminare la legalità della fusione che ha creato KESMA”.
La situazione già grave nel Paese (caduto all’89° posto su 180 secondo l’indice mondiale della libertà di stampa) si è aggravata con la pandemia di Coronavirus, che “ha aumentato la pressione finanziaria sui media indipendenti, minacciando la sopravvivenza di ciò che resta della libera stampa ungherese. Gli sviluppi del caso Index.hu testimoniano quanto la situazione sia estremamente fragile”, hanno scritto le organizzazioni per la libertà di stampa.
La lettera si conclude con un’esortazione alla commissaria per la concorrenza ad agire per difendere il diritto del pubblico ungherese di accedere a fonti di notizie libere e pluralistiche. “Ciò deve includere la risposta a tutte le denunce relative all’uso improprio degli aiuti di Stato. Affrontare queste questioni è essenziale per difendere la libertà e il pluralismo dei media e lo Stato di diritto sia in Ungheria che all’interno dell’Unione Europea”.