Bruxelles – L’Unione Europea è pronta a ospitare il terzo round di incontri per la normalizzazione dei rapporti tra Serbia e Kosovo. Lunedì 7 settembre 2020 l’alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza, Josep Borrell, e il rappresentante speciale dell’Ue per il dialogo Belgrado-Pristina e le altre questioni regionali dei Balcani occidentali, Miroslav Lajčák, incontreranno il presidente serbo, Aleksandar Vučić, e il premier kosovaro, Avdullah Hoti, con la speranza di continuare il processo iniziato il 12 luglio scorso.
Un dialogo finalizzato a “raggiungere un accordo completo e legalmente vincolante sulla normalizzazione delle relazioni tra Serbia e Kosovo affrontando tutti i temi sospesi”, ha affermato il portavoce della Commissione Europea, Peter Stano, nel briefing per la stampa del 4 settembre. “Contiamo di sfruttare il momento e le dinamiche positive scaturite dai precedenti due incontri e dai successivi meeting tra esperti”, per cercare di “portare a un nuovo livello il dibattito sulle questioni in discussione e di arrivare presto alla risoluzione delle controversie tra Belgrado e Pristina”, ha continuato.
Il processo di avvicinamento condotto a Bruxelles non è però l’unico in attività, visto che sia Hoti che Vučić sono stati invitati a Washington per un confronto tra il 3 e il 4 settembre dal segretario di Stato Usa, Mike Pompeo. In merito alla nuova pista statunitense il portavoce della Commissione si è detto soddisfatto che i due interlocutori aprano più tavoli per raggiungere un accordo: “Qualsiasi attività che faciliti il dialogo tra Serbia e Kosovo mediato dall’Unione Europea è benvenuta. Gli Stati Uniti sono un nostro partner e ci hanno informato riguardo l’agenda del meeting”.
Se sul tavolo di Washington ci siano stati passi avanti sul mutuo riconoscimento dei due Paesi, la Commissione non si è potuta né voluta sbilanciare. Saranno però importanti gli sviluppi oltreoceano per capire da che base di partenza si potrà riaprire il discorso lunedì 7 settembre: se dal punto in cui si era interrotto il 16 luglio o se da posizioni più rigide e consolidate.
I colloqui di Washington
Il presidente serbo Vučić e il premier kosovaro Hoti hanno guidato rispettivamente le delegazioni di Belgrado e Pristina ai colloqui in corso negli Stati Uniti. I due capi delegazione saranno ricevuti venerdì 4 settembre dal presidente americano Donald Trump, in un incontro a porte chiuse nello Studio Ovale della Casa Bianca. L’ambasciata statunitense a Belgrado ha confermato che Trump assisterà alla cerimonia di firma di un accordo di collaborazione economica fra le due parti. L’agenda della riunione organizzata dall’amministrazione Usa prevede come punto principale proprio l’esame della collaborazione economica fra Belgrado e Pristina: infrastrutture, autostrade, ferrovie, sostegno a piccole e medie imprese
Ma nei colloqui del primo giorno è stato presentato anche un documento che prevede il riconoscimento reciproco fra Serbia e Kosovo. “Mai dall’inizio del negoziato con Pristina abbiamo ottenuto un documento peggiore”, ha riferito il ministro delle Finanze serbo Siniša Mali. A più riprese il premier kosovaro Hoti ha ribadito invece che “l’unico tema del negoziato con Belgrado è il reciproco riconoscimento fra Serbia e Kosovo, sola via per normalizzare pienamente i rapporti”.
L’accordo economico e sulle infrastrutture sembra essere l’unico passo in avanti portato da questo incontro, in attesa del confronto a Bruxelles. Secondo quanto dichiarato dal ministro degli Esteri serbo Ivica Dačić, il presidente Vučić avrebbe “respinto in modo brutale il punto 10 sul reciproco riconoscimento tra Serbia e Kosovo, affermando chiaramente che esso è inaccettabile per la Serbia e che la sua posizione resterà in linea con la costituzione della Serbia” (secondo cui il Kosovo è parte integrante del territorio serbo).
La mediazione di Bruxelles
Sembra difficile che i colloqui della settimana prossima con l’Alto rappresentante Borrell e il rappresentante speciale Lajčák non risentano del clima venutosi a creare a Washington. Il rischio è che la parte serba si presenti con un atteggiamento meno incline al compromesso, con la conseguente freddezza da parte di Pristina sulle richieste di Belgrado.
Si teme in particolare sul punto ritenuto centrale da parte dei diplomatici serbi: la creazione della Comunità delle municipalità serbe in Kosovo, contenuta nell’accordo dell’aprile 2013, ma rimasto solo sulla carta a causa del rifiuto di Pristina di realizzare una misura contraria alla costituzione del Kosovo. “Il 7 settembre la parte serba da me rappresentata chiederà l’attuazione dell’accordo firmato sotto l’egida dell’Unione europea”, aveva affermato Vučić già al termine del secondo round di incontri il 16 luglio.
L’Unione Europea e gli Stati Uniti sono i due maggiori sostenitori dell’indipendenza del Kosovo dalla Serbia (dichiarata unilateralmente il 17 febbraio 2008). Dal 2011 si è ufficialmente aperto il dialogo tra Belgrado e Pristina con la mediazione dell’Unione Europea. Il 19 aprile 2013 le due parti avevano hanno raggiunto un accordo che avrebbe dovuto regolare l’autonomia dei serbi all’interno del Kosovo, ma senza affrontare la questione del riconoscimento del Paese da parte della Serbia. Dopo diverse interruzioni, il dialogo si era definitivamente congelato nel novembre 2018, quando il governo del Kosovo aveva reintrodotto i dazi al 100% verso i prodotti dalla Serbia e dalla Bosnia ed Erzegovina.
Dopo 20 mesi di stallo, il 12 luglio 2020 sono ripresi i contatti diplomatici tra i due Paesi in videoconferenza, facilitati dalla mediazione di Borrell e Lajčák. Due giorni prima, il 10 luglio, Hoti e Vučić erano stati invitati a partecipare a una videoconferenza organizzata dalla cancelliera tedesca, Angela Merkel, e dal presidente francese, Emmanuel Macron, per introdurre la ripresa del dialogo per la normalizzazione dei rapporti bilaterali. Il secondo meeting (il primo in presenza) si era tenuto il 16 luglio a Bruxelles, sempre con gli stessi interlocutori e mediatori. Nonostante i primi due incontri non avessero portato a nessuna svolta decisiva, erano stati accolti dalla comunità internazionale come un segnale positivo per l’ulteriore stabilizzazione nella regione balcanica e per il futuro accesso di entrambi i Paesi all’Unione Europea.