Bruxelles – Inizia ricordando che l’Italia è il Paese che ha più da guadagnarci dalla strategia dell’UE per la ripresa, e che per questo l’occasione non va sprecata. Tanto più che “l’opportunità va giocata in un contesto di grande incertezza, dato che la ripresa non ha forma a V’. Il rimbalzo post-COVID c’è, ma non come si sperava. Paolo Gentiloni richiama l’Italia alle proprie responsabilità. Il commissario per l’Economia, ascoltato dalle commissioni Bilancio di Camera e Senato, sottolinea che l’UE ha fatto ciò che doveva e poteva, e che ora tutto dipende dalle scelte italiane. “E’ questa la sfida per il governo”.
Esorta i parlamentari a lavorare perché si faccia in fretta. Le bozze di piani nazionali per la ripresa sono attese a Bruxelles per metà ottobre, mentre le strategie vere e proprie vanno finalizzate per aprile prossimo, al più tardi. Poi, spiega, ci vogliono “dalle quattro alle otto settimane” perché la Commissione europea raccomandi al Consiglio dell’UE l’approvazione del piano, quindi ci vogliono altre quattro settimane perché il consesso degli Stati membri si pronunci a maggioranza. Ci vogliono due-tre mesi per poter vedere i soldi comunitari, quando quelli del fondo salva-Stati ESM sono pronti giù da subito.
Qui Gentiloni nei fatti spinge l’Italia ad attivare uno strumento utile in momento di necessità. “Oggi il Meccanismo di stabilità non ha niente a che vedere con le ristrutturazione delle crisi” del debito. “Abbiamo emendato il regolamento, non sono previste missioni, non sono previste relazioni né richieste”. L’Italia può chiedere soldi fino al 2% del proprio PIL per puntellare il sistema nazionale, specie quello sanitario. Oltre 30 miliardi. Non poco.
Ma soprattutto il commissario europeo invita l’Italia a fare chiarezza. “I piani nazionali per la ripresa non saranno scritti a Bruxelles, né imposti dalla Commissione”. Vuol dire che dovrà essere il governo a fare delle scelte politiche chiare su dove intervenire. Gentiloni ricorda che per tutti, Italia compresa, esistono già delle raccomandazioni di riforma. Per lo Stivale “restano questioni pendenti di lunga durata”, le stesse da decenni. Gentiloni le elenca, una per una: giustizia civile, mercato del lavoro, pubblica amministrazione, scuola, sanità, Mezzogiorno. E’ qui che l’Italia deve intervenire.
“Bisogna fare uno sforzo per dire che queste risorse non servono per tornare all’economia precedente, ma per riconvertirla, in termini sostenibili e digitali”. Gentiloni offre una rotta da seguire ad un’Italia quanto mai disorientata. Suggerisce i temi, suggerisce i modi. Che poi sono le uniche cose che si valuterà a livello europeo prima di dare il giudizio sulle strategie di rilancio. Ma deve essere chiara una cosa. Le riforme dovranno essere vere, strutturali. “Nel medio termine tutto dipenderà non solo dalle scelte della BCE o delle politiche europee, ma dal grado di fiducia nelle politiche di bilancio italiane“. Insomma, niente scuse. “Ci sono risorse, c’è manovra di spesa. Se non si spende ora, quando?”