Bruxelles – Gli studenti dell’Università di arti teatrali e cinematografiche di Budapest (SZFE) hanno occupato oggi 1° settembre l’edificio della loro università, riferisce la pagina Facebook Europe Today, citando il media ungherese 444.hu. L’occupazione avverrebbe a seguito della manifestazione della scorsa notte, convocata per “protestare contro l’elezione del nuovo rettore da parte del governo” e si aggiunge alle dimissioni collettive “del senato accademico e dell’intera dirigenza dell’università”.
I presidi e i capi di dipartimento della SZFE, tra gli atenei più prestigiosi del Paese, temevano una riforma governativa che ne avrebbe compromesso l’autonomia. Alcuni mesi fa una legge di Viktor Orbán aveva consentito il trasferimento dell’università a una fondazione privata, con un CdA presieduto da un esponente conservatore vicino al premier, riferisce un comunicato di AFP.
La riforma temuta rappresenterebbe “un nuovo trasferimento arbitrario di poteri e competenze da istituzioni che il premier nazionalista identifica come liberali”, anche se il governo sostiene che i cambiamenti in atto migliorerebbero “le infrastrutture e gli standard educativi”. Studenti e docenti, in allarme per l’autonomia universitaria in pericolo, anticipano che presenteranno un ricorso alla Corte Costituzionale.
E’ l’ennesimo duro colpo per la comunità universitaria ungherese ed europea. Già l’anno scorso la Central European University era stata costretta a spostare le sue attività principali a Vienna, dopo il varo della cosiddetta “legge Soros“, che imponeva agli atenei stranieri di avere un campus nel Paese d’origine per operare nel territorio ungherese.
La strategia liberticida di Viktor Orbán nei confronti del settore culturale e dei media si è manifestata anche di recente con le forti ingerenze nell’attività di Index.hu, principale media indipendente, a seguito delle quali lo staff si era dimesso in massa.
L’azione studentesca e le dimissioni della dirigenza della SZFE avvengono simbolicamente nel giorno in cui l’Ungheria, come annunciato dal premier Orbán, chiude le frontiere, reintroducendo le misure di protezione in vigore durante la prima ondata della pandemia del Coronavirus, ma lasciandole aperte solo ai vicini del gruppo Visegrad.
“La Commissione europea, al corrente di quanto sta avvenendo a Budapest, sostiene la libertà delle arti e delle scienze (art. 13 della Carta dei diritti fondamentali dell’UE) e l’autonomia delle istituzioni accademiche”, riferiscono i portavoce dell’Esecutivo. Le disposizioni della Carta si applicano però agli stati membri solo quando attuano il diritto UE. Quindi in questo caso “la competenza è nazionale, non avendo per altro la Commissione competenza in ambito culturale”.