Bruxelles – La Turchia deve “astenersi da azioni unilaterali” nel Mediterraneo orientale, dove cresce la tensione con Grecia e Cipro sulle attività di esplorazione nelle aree contese. La politica estera aggressiva di Ankara mette alla prova le relazioni con Bruxelles, determinata a difendere i propri interessi nell’area. Che Ankara rinunci ad attività unilaterali è una premessa irrinunciabile “per far avanzare il dialogo”, sottolinea Josep Borrell al termine del vertice di Gymnich tra i ministri degli Esteri europei che si è tenuto a Berlino il 27 e 28 agosto.
Preservare una “relazione” diplomatica “sana” è nell’interesse di tutti, sostiene il capo della diplomazia europea. Ma lo è in particolare per Bruxelles che considera la Turchia un partner chiave per il dossier migratorio, rappresentando il principale deterrente alla migrazione incontrollata dalla Siria verso il continente europeo.
L’alto rappresentante UE per la politica estera e di sicurezza non manca però di evidenziare di fronte ai giornalisti “la crescente frustrazione di fronte al comportamento” della Turchia. A riguardo – fa sapere – i ministri hanno convenuto che in assenza di progressi nel dialogo con la Turchia, il Consiglio debba lavorare a un elenco di ulteriori misure restrittive che potrebbero essere discusse dai leader di Stato e governo al prossimo Consiglio europeo del 24-25 settembre. I rappresentanti degli Stati hanno chiesto inoltre ai gruppi del Consiglio di accelerare il lavoro per aggiungere ulteriori persone, suggerite da Cipro, all’elenco di sanzioni già esistente per le trivellazioni illegali nel Mediterraneo orientale.
“Tutti i Paesi dell’Unione europea hanno l’obbligo di dare il proprio sostegno alla Grecia per la situazione nel Mediterraneo orientale”, ha sostenuto la cancelliera tedesca Angela Merkel. Berlino, in qualità di presidente di turno al Consiglio dell’UE, sta tentando la mediazione con Ankara anche in separata sede, convinta che Bruxelles non possa “rimanere indifferente a quanto sta accadendo”.