Bruxelles – Nel secondo trimestre del 2020, il Prodotto interno lordo nell’Eurozona e nell’UE è crollato rispettivamente di -12,1 per cento e -11,7 per cento, a fronte di un calo di -3,6 per cento e -3,2 per cento che si sono registrati nel trimestre precedente. Lo dicono le stime provvisorie dell’OCSE (l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, che riunisce i Paesi più industrializzati) diffuse mercoledì 26 agosto, che fotografano un crollo generalizzato del PIL a livello globale, riconducibile – si legge in una nota – all’introduzione delle misure restrittive adottate in tutto il mondo per contenere la diffusione della pandemia di Covid-19 da marzo a questa parte.
Tra le principali sette economie dentro l’area OCSE, il PIL è diminuito in modo più evidente nel Regno Unito (- 20,4 per cento) e in Francia, dove le misure di contenimento erano tra le più rigorose e dove il Prodotto interno lordo è sceso del –13,8 per cento. Seguono subito dopo l’Italia, dove il PIL si è contratto del 12,4 per cento nel periodo preso in esame (aprile-giugno, mentre nel trimestre precedente era di -5,4 per cento) e anche la Germania, che scende di -9,7 per cento. Dall’Organizzazione precisano però che “il reale impatto della pandemia si potrà vedere solo nel terzo trimestre”.
Il PIL dell’intera area OCSE ha registrato un calo del – 9,8 per cento, che secondo l’Organizzazione rappresenta il calo “più ampio mai registrato per l’area ed è sensibilmente superiore al -2,3 per cento registrato nel primo trimestre del 2009, al culmine della crisi finanziaria”. Su base annuale, invece, la diminuzione del PIL per l’area dell’OCSE è stata del 10,9 per cento nel secondo trimestre, dopo il calo dello 0,9 per cento attestato nel trimestre precedente.