Bruxelles – La Bielorussia si è svegliata, “la nostra rivoluzione pacifica è iniziata”. È un discorso potente quello che Svetlana Tikhanovskaya pronuncia di fronte alla commissione Affari Esteri dell’Europarlamento, rientrata in attività prima del previsto proprio per seguire l’escalation di tensione in Bielorussia delle ultime settimane. Parole che raccontano della volontà del popolo di Minsk di poter eleggere in maniera trasparente i propri leader e decidere del proprio destino. “Le proteste non si fermeranno”, assicura la leader dell’opposizione unita che ha sfidato il presidente in carica Lukashenko alle ultime elezioni del 9 agosto.
“Oggi non siamo più l’opposizione, ma rappresentiamo la maggioranza”, afferma intervenendo alla riunione dell’Europarlamento in videoconferenza dalla Lituania, dove si è rifugiata all’indomani dell’esito elettorale. Quella di cui si è messa alla guida è una folla di bielorussi che chiede “elezioni libere ed eque”, attraverso un approccio di protesta non violenta e pacifica. Domenica 23 agosto, ricorda, sono scesi in piazza a Minsk più di 200 mila persone”, che non riconoscono e respingono l’esito elettorale del 9 agosto, chiedendo nuove elezioni libere e l’avvio di una transizione democratica nel Paese scosso dalle proteste. “Questo è il desiderio di tutta la nazione”.
Oggi la Bielorussia è in tumulto e in crisi di autoderminazione. Le repressioni e gli atti intimidatori con cui le autorità hanno cercato di fermare le proteste dei manifestanti hanno solo “rafforzato la fermezza del nostro movimento”. Nelle ultime due settimane i bielorussi “hanno dimostrato che non si arrenderanno. La volontà del popolo non verrà infranta”.
Ma quella del popolo di Minsk, tende a precisare, sceso in piazza per due domeniche consecutive, non è una rivoluzione geopolitica, è una battaglia per la democrazia. “Non è né una rivoluzione pro-Russia, né anti-Russia. Non è né una rivoluzione anti-europea, né una rivoluzione pro-europea”. Non si tratta in sostanza di scegliere a quale allineamento geopolitico appartenere. “È una rivoluzione democratica. È lo sforzo di una nazione di decidere da sola. È lo sforzo del popolo di eleggere liberamente ed equamente i suoi leader e di decidere il suo destino”. Su questo, la leader d’opposizione condivide la posizione di Bruxelles e del capo della diplomazia europea Josep Borell, favorevole a mantenere una posizione di sostanziale non interferenza nelle questioni interne alla Bielorussia, tanto da parte dell’Unione europea quanto da parte della Russia.
“Il nostro obiettivo è quello di ottenere elezioni libere ed eque in modo pacifico attraverso il dialogo”. Di fronte agli eurodeputati, Tikhanovskaya si dice disponibile e pronta a negoziare con le autorità di Minsk, “a nominare i negoziatori e considerare la mediazione delle organizzazioni internazionali per facilitare il dialogo”. Per facilitare il periodo di transizione, aggiunge, “ho avviato un Consiglio nazionale di coordinamento, composto da tutti gli strati della società civile bielorussa e da tutte le parti dello spettro politico”. Si rammarica del fatto che le autorità abbiano risposto solo “con minacce e intimidazioni contro i membri del Consiglio”. È ferma nel dire che le intimidazioni “non funzioneranno. Non cederemo”.
Al dibattito virtuale in commissione AFET ha preso parte anche Helga Schmidt, segretario generale del servizio di azione esterna (SEAE) dell’UE, la quale ha chiarito che Bruxelles continua a lavorare a quelle “sanzioni individuali contro i responsabili della repressione violenta” decise dai leader di Stato e governo in seno al Consiglio europeo straordinario del 19 agosto. Il tema sarà sul tavolo dell’incontro informale dei ministeri degli Esteri dei Ventisette in programma a Berlino il 26 e 27 agosto. Schmidt ha anche reso nota l’intenzione di Borrell a recarsi in visita in Bielorussia “per aiutare a trovare una soluzione alla situazione nel Paese”.