Bruxelles – Un altro mese è trascorso senza progressi significativi in materia di Brexit. A soli due mesi dalla scadenza di ottobre imposta dall’UE per finalizzare con Londra un accordo quadro sulle loro relazioni post-Brexit (e dare il tempo necessario al Parlamento europeo di ratificarlo), il settimo ciclo di negoziati tra UE e Regno Unito che si è aperto lo scorso 17 agosto, si è chiuso ancora una volta con un sostanziale nulla di fatto. “Ora rimane pochissimo tempo per concludere i negoziati”, ha avvertito Michel Barnier venerdì 21 agosto, al termine di una settimana di colloqui con il capo negoziatore per la Brexit del Regno Unito, David Frost.
È “deluso e preoccupato” il capo negoziatore europeo, ma anche “sorpreso” dall’esito ancora una volta inconcludente delle trattative con Londra. Sorpreso perché proprio da Downing Street a inizio estate era emersa la sollecitazione ad accelerare le trattative nei mesi estivi in modo da recuperare il tempo perso durante la prima parte dell’anno, segnata da una pandemia che ha costretto le squadre negoziali di Regno Unito e Unione europea ad “incontrarsi” solo per via telematica. Lo stesso Boris Johnson, primo ministro britannico, sperava di arrivare a un accordo quadro già entro il mese di luglio ma a questo punto sembra evidente che non sia neppure scontato riuscire nell’intento generale di trovare un’intesa.
Il tempo stringe. Da parte di Bruxelles ancora rimangono troppe differenze sostanziali in materia di accesso a un accordo di libero scambio e sulla pesca, su cui il Regno Unito chiede sovranità totale delle proprie acque, il che significa un’esclusione quasi totale dei pescherecci europei dalle acque del Regno Unito che per Bruxelles è “semplicemente inaccettabile”. Ma rimangono in stallo anche la questione della cooperazione in materia giudiziaria e di polizia e il riferimento a una governance condivisa, cioè il riconoscimento da parte di Londra del ruolo della Convenzione europea dei diritti umani e della Corte di giustizia europea.
Senza concreti avanzamenti nei negoziati su questi punti chiave, il capo negoziatore europeo fa capire che riuscire a chiudere un accordo commerciale tra UE e Regno Unito è improbabile, anche se ancora possibile. Come ha ricordato anche la presidente dell’Esecutivo comunitario, Ursula von der Leyen, in un intervento alla plenaria dell’Europarlamento, Bruxelles auspica fortemente di riuscire a trovare un accordo con il governo di Londra, “ma non a tutti i costi”. In altri termini, non intende sacrificare quelli che considera principi irrinunciabili.
“Coloro che speravano in un negoziato rapido questa settimana saranno delusi e, sfortunatamente, anche io sono deluso e preoccupato, oltre che sorpreso”, ha affermato Barnier in conferenza stampa a Bruxelles. Per certi versi, secondo Barnier, i negoziati non solo risultano oggi rallentati ma sembrano andare addirittura all’indietro. “I negoziatori britannici – accusa – non hanno dimostrato alcuna volontà reale di andare avanti su questioni di importanza fondamentale per l’UE, nonostante la flessibilità che abbiamo dimostrato negli ultimi mesi”, ha aggiunto.
Ribadisce poi quanto espresso già al termine del round negoziale di fine luglio. Ad oggi, in questa fase, “un accordo (con Londra, ndr) sembra improbabile” e aggiunge in toni netti “non capisco perché stiamo perdendo tempo prezioso”. Un dato di fatto è che i negoziati sono a rischio fallimento se Londra e Bruxelles non smusseranno in parte le loro divergenze su questioni ritenute fondamentali. Se dovesse sfumare anche l’idea di concludere un accordo entro la fine di ottobre, si arriverebbe alla fine del periodo transitorio, in scadenza il 31 dicembre 2020, senza un deal.
Qualcosa di nuovo c’è. Passi avanti, a quanto riferito da Barnier, si sono compiuti in materia di cooperazione energetica, sulla partecipazione ai programmi dell’Unione europea e sulla lotta al riciclaggio, tra gli altri. “Ciò sarà utile quando si tratterà di consolidare, insieme, un testo finale, a condizione che saremo in grado di concordare prima i fondamentali”, ha sottolineato ai giornalisti. Rimane quindi prioritario trovare prima un compromesso sulle questioni che Bruxelles ritiene imprescindibili, tra tutte parità di condizioni e un accordo equo in materia di pesca.
Più ottimista, invece, la controparte britannica incarnata da David Frost, secondo cui “un accordo è ancora possibile ed è ancora il nostro obiettivo”, osserva al termine dei colloqui negoziali in una dichiarazione. Frost ammette però che la scorsa settimana ci sono “stati pochi progressi”, ricordando anche che “il tempo stringe per entrambe le parti”.
I tempi stretti incalzano le due controparti a velocizzare e intensificare le trattative per non ridursi agli sgoccioli dell’anno sprovvisti di un’intesa. Per molti, le dinamiche delle relazioni commerciali (e non) tra Londra e Bruxelles stanno invece andando proprio in quella direzione, quella di una Brexit senza “deal”. I colloqui negoziali, però, non si arrestano: appuntamento al prossimo 7 settembre a Londra, dove si aprirà l’ottavo round tra Frost e Barnier.