Bruxelles – La necessità di rispondere a qualcosa mai visto prima, e l’esigenza di farlo in fretta per arginare il problema. L’emergenza Coronavirus ha messo a dura prova l’Unione europea nei suoi fondamentali, nel senso di diritti e principi di base messi da parte in nome della risposta alla diffusione del COVID 19. Il quadro che emerge è piuttosto controverso, a leggere l’analisi approfondita del centro ricerche del Parlamento realizzato per conto della commissione Libertà civili. “A causa dello scoppio del virus e della successiva gestione della crisi, i diritti fondamentali sono stati talvolta limitati in modo serio”.
Lo studio ha una sezione dedicata all’impiego delle nuove tecnologie per gestire la situazione. Ciò che emerge è che “un uso particolarmente visibile” della tecnologia da parte delle autorità di contrasto durante la pandemia ha riguardato i droni. L’Italia diventa un caso degno di nota. Qui, si legge nell’analisi, “alcune pratiche di monitoraggio con i droni sono state eccezionalmente autorizzate, sulla base dell’assunto che il rischio di ferire le persone era limitato”. Troppe eccezioni, a quanto pare, poiché “il modo in cui i droni sembrano essere stati usati per garantire il rispetto delle misure di restrizione dei movimenti relative a Covid-19 è stato denunciato dalla società civile in alcuni Stati membri”. La Grecia è un altro di questi Paesi.
Ma c’è pure l’operato di Emmanuel Macron a essere finito sotto l’occhio dei riflettori. Viene contestata la decisione presa in Francia di acquisire immagini con drone, al fine di contribuire al rispetto delle misure di blocco e allontanamento sociale. Secondo le autorità responsabili del loro utilizzo, i droni non hanno acquisito alcun dato personale, in particolare perché le immagini sono state monitorate solo dal vivo, in tempo reale, e il team di persone che li osservava non è stata in grado di identificare le persone osservate. Il Consiglio di Stato (Conseil d’Etat) ha però osservato che a prescindere da questa argomentazione i dispositivi erano dotati di fotocamere equipaggiate con zoom ed erano in grado di volare abbastanza in basso da consentire di ottenere un quadro dettagliato delle persone, e dunque si è visto obbligato a considerare i dati come “potenzialmente raccolti”.
In sintesi, “in risposta all’epidemia di Covid-19, sono state adottate una varietà di soluzioni basate sui dati e basate sulla tecnologia, non necessariamente accompagnate immediatamente dalle pertinenti garanzie tecniche e legali”. Uno dei rischi di questa situazione è avere “situazioni di maggiore vulnerabilità a causa di rischi di abuso di potere”.
Bisogna fare attenzione, il campanello d’allarme che arriva dal Parlamento europeo. “Anche se molte delle iniziative approvate non hanno esplicitamente una dimensione di contrasto, esse consentono comunque il trattamento di dati che potrebbero, eventualmente, essere resi disponibili a fini di contrasto, creando così speciali rischi per i diritti fondamentali dei singoli individui”.