Bruxelles – “Le elezioni in Bielorussia non sono state né libere né regolari“, e per questo la Commissione europea pensa alle sanzioni mirate. Josep Borrell alla fine esce allo scoperto. Attraverso il suo portavoce, Peter Stano, aveva fatto intendere che misure restrittive potevano essere la risposta europea agli avvenimenti nell’ex repubblica socialista sovietica, ma adesso l’Alto rappresentante per la politica estera e di sicurezza dell’UE arriva a ‘correggere’ il suo collaboratore menzionando esplicitamente l’opzione sanzionatoria.
“Valuteremo le azioni delle autorità bielorusse” condotte per gestire l’organizzazione delle elezioni presidenziali, il loro svolgimento e quello che ne è conseguito, spiega Borrell. Quindi “condurremo un esame approfondito delle relazioni dell’UE con la Bielorussia”. Questo processo “può includere, tra l’altro, l’adozione di misure contro i responsabili delle violenze osservate, arresti ingiustificati e falsificazione dei risultati delle elezioni”.
Contrordine, dunque. Alla fine di una giornata fatta di attese, annunci a metà, riflessioni e analisi della situazione, la linea dell’Unione europea si fa più chiara e definita. Borrell è ufficialmente il primo a parlare di sanzioni nel caos bielorosso. Dovranno essere i governi all’unanimità a decidere se procedere in questo senso, ma l’Alto rappresentante ha già di fatto proposto ai ministri degli Esteri dei Ventisette l’opzione, fino a questa mattina non ufficialmente evocate.
Una riunione dei ministri è prevista per il 27 agosto. Sarà certamente quella la sede per formalizzare la richiesta di sanzioni. Sempre che un meeting straordinario non si renda necessario prima di quella data.