ha collaborato Anita Bernacchia
Bruxelles – Come da copione. O quasi. Un presidente uscente dato per vincitore che vince, ma tra accuse di brogli e proteste di piazza che si tramutano in scontri. La Bielorussia che esce dalle elezioni presidenziali è quella di un Paese lontano dall’essere stabile e democraticamente credibile, con l’Unione europea che adesso inizia a riconsiderare le relazioni con MInsk. Secondo la Commissione elettorale centrale, il presidente uscente Alexandre Lukashenko ha vinto di nuovo con l’80,23%, mentre la sua principale avversaria, Svetlana Tikhanovskaya porterebbe a casa il 9,9%.
La candidata indipendente però non riconosce l’esito del voto. “Credo ai miei occhi, la maggioranza è con me”, sostiene Tikhanovskaya. “Il potere deve pensare a come cederci il potere. Mi considero il vincitore di queste elezioni”, dice in quella che è una pubblica denuncia di brogli in piena regola.
I sostenitori di Tikhanovskaya e gli oppositori di Lukashenko si riversano per le strade. Nella notte post-elettorale le manifestazioni aumentano di intensità e arrivano gli scontri con la polizia, ben presto affiancata dai corpi speciali militari, che cominciano a disperdere la folla, anche con la violenza. Le forze dell’ordini iniziano a sparare sulla folla. Proiettili in resina causano numerosi feriti. Ci sarebbe anche un morto, come riferito nella notte Tut.by e Nexta su Telegram, che diventa la vera piattaforma di informazione in un Paese che ‘spegne’ la rete. Alla chiusura dei seggi segue il black-out di internet. Anche Tut.by rimane oscurato per diverse ore.
Vengono diffuse immagini e video ritenuti troppo ‘crudi’ per il pubblico europeo, che nella Bielorussia uno dei soggetti al centro della strategia di partenariato orientale. “La violenza su chi manifesta non è la risposta“, la reazione del presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, sul suo profile Twitter. “La libertà di espressione, di assemblea, i diritti umani fondamentali devono essere rispettati”. Dello stesso avviso anche presidente del Partito dei liberali europei (ALDE), Hans van Baalen: “Sono proteste pacifiche, le più grandi dalla fine dell’URSS. Lodo Svetlana Tikhanovskaya per il suo coraggio e per aver assunto il ruolo di leader dell’opposizione unita, ruolo che non ha cercato ma che ha preso su di sé perché come tanti altri suoi concittadini voleva elezioni libere e porre fine alla persecuzione politica e all’ultima dittatura d’Europa“.
Proprio con l’Europa l’eterno presidente di Bielorussia va allo scontro. Sostiene che i disordini sono il risultato di ingerenze straniere. “I servizi speciali hanno registrato chiamate dalla Polonia, dalla Gran Bretagna e dalla Repubblica Ceca“, accusa Lukashenko. Ma Honest People, associazione indipendente bielorussa che svolge attività di osservazione, denuncia oltre 5.000 casi di irregolarità nei seggi elettorali di tutto il Paese. La Polonia chiede la convocazione di un vertice europeo straordinario.
Dura la reazione della Commissione europea. “Continueremo a seguire da vicino gli sviluppi al fine di valutare come plasmare ulteriormente la risposta dell’UE e le relazioni con la Bielorussia in vista dell’evoluzione della situazione”, recita una nota congiunta dell’Alto rappresentante per la Politica estera e di sicurezza dell’UE, Joseppe Borrell, e del commissario per l’Allargamento, Olivér Várhelyi. “Solo la difesa dei diritti umani, della democrazia e di elezioni libere ed eque garantiranno stabilità e sovranità in Bielorussia”.
Interviene anche il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli. “In Europa la libertà di espressione e di protesta sono principi fondamentali. La violenza e la repressione dei manifestanti pacifici in Bielorussia sono inaccettabili e devono cessare”.