Bruxelles – Sono 11.900 i militari che gli Stati Uniti ritireranno dalla Germania, una cifra più cospicua di quanto inizialmente previsto. Di questi, 6.400 torneranno negli USA mentre le altre unità saranno riposizionate nel continente europeo, tra cui in Italia e in Belgio. In totale, sul territorio tedesco rimarranno circa 25mila militari americani.
L’intenzione di ridurre l’impegno militare in Germania era stata annunciata a inizio giugno dal presidente statunitense Donald Trump ma la conferma è arrivata ieri da parte del Pentagono, che ha fornito anche cifre più dettagliate. In base alle stime statunitensi, l’operazione “richiederà diversi miliardi di dollari”, ha avvertito il segretario alla Difesa, Mark Esper, nel corso di una conferenza stampa, e potrebbero volerci anni a concluderla. Esper ha aggiunto che l’intenzione è quella di avviare il trasferimento dei militari nelle prossime settimane.
“Il nostro obiettivo – ha spiegato – è quello di completare queste mosse il più rapidamente possibile facendo attenzione e prendendoci cura dei nostri membri del servizio e delle loro famiglie”. In altre parole, l’idea è quella di far partire il trasferimento entro i termini del mandato di Trump alla Casa Bianca, in quanto l’iniziativa potrebbe non sopravvivere se il magnate statunitense non venisse rieletto alle prossime presidenziali fissate per il 3 novembre 2020.
Nel quadro del riposizionamento delle truppe sul continente europeo, alcune forze militari (ancora non si sa con precisione quante) saranno dislocate anche in Italia mentre il quartier generale del Comando europeo degli Stati Uniti (EUCOM) sarà trasferito da Stoccarda a Mons, in Belgio, dove ha sede il Quartier generale supremo delle potenze alleate in Europa (SHAPE), ovvero l’ente della NATO responsabile delle attività di comando sulle forze alleate impiegate in operazioni in Europa e nel resto del mondo.
Le ragioni della decisione di Trump sono molteplici. La Casa Bianca, a quanto pare, polemizza sul fatto che Berlino non voglia spendere almeno il 2 per cento del Prodotto interno lordo in difesa (ne spende circa l’1,4 per cento), limite fissato nel quadro dell’allenaza NATO. Ma, fa notare qualcuno, l’argomentazione è debole perché le milizie saranno poi riposizionate in Paesi europei come il Belgio e l’Italia che non arrivano a spendere il 2 per cento del loro PIL. Ci sono poi le relazioni deteriorate con la cancelliera tedesca Angela Merkel ma anche i timori di Washington sui rapporti energetici tra Berlino e Mosca, che andrebbero a rafforzarsi con l’entrata in attività del gasdotto Nord Stream 2, ancora in completamento, con il quale la Russia potrebbe incrementare la sua influenza in Germania e in Europa, potendo trasferire verso Berlino ulteriori 55 miliardi di metri cubi di gas naturale ogni anno. L’annuncio del Pentagono promuove poi tutta una serie di altri interessi strategici in chiave anti-russa, con l’idea di spostare le proprie forze più a est, verso il Mar Nero, e anche aumentare la presenza delle truppe in Polonia, come fortemente auspicato dal presidente Andrzej Duda.
Da parte della NATO nessuna intenzione di aizzare polemiche. “Gli USA si sono consultati con tutti gli alleati NATO prima di annunciare il piano”, ha commentato il segretario generale, Jens Stoltenberg, in una nota. Per il capo della NATO rimane “l’impegno continuo degli Stati Uniti verso la NATO e la sicurezza europea. Pace e sicurezza in Europa sono importanti per la sicurezza e la prosperità dell’America del Nord, e mentre affrontiamo un mondo più imprevedibile, siamo più forti e più sicuri quando siamo insieme“.
Da parte della Commissione europea, invece, nessun commento. “È una decisione degli Stati Uniti, che riguarda le sue truppe e gli altri Paesi membri della NATO” in cui le forze saranno dispiegate, dice un portavoce interpellato al briefing con la stampa. L’Esecutivo sta comunque “monitorando con attenzione tutto ciò che riguarda il sistema di sicurezza dei Paesi europei”.