Bruxelles – Dall’annessione illegale della penisola di Crimea nel 2014, la Federazione russa non ha mai smesso di consolidare la sua posizione nel Mar Nero. Dopo la recente costruzione del ponte ferroviario nello stretto di Kerch per il trasporto di treni merci e passeggeri, la scorsa settimana è stato inaugurato un nuovo cantiere navale per la costruzione di navi d’assalto in presenza del presidente Vladimir Putin.
Secondo i portavoce del Servizio europeo di azione esterna, siamo ancora una volta di fronte a “tentativi di minare la sovranità e l’integrità territoriale dell’Ucraina, nell’intento costante di integrare forzosamente la Crimea e Sebastopoli nel territorio russo”, patente violazione del diritto internazionale.
Il fine del presidente russo sarebbe costruire una “flotta solida, in grado di mantenere un equilibrio strategico e una stabilità globale“. Infatti, in parallelo a Kerch, sono in costruzione altre navi a San Pietroburgo e sottomarini nucleari a Severodvinsk, che saranno armati con armi ipersoniche. E’ evidente il potenziale impatto negativo sulla “sicurezza regionale nel Mar Nero” causato dalla militarizzazione in corso.
Un altro aspetto che desta preoccupazione sono le restrizioni alla libertà di movimento negli spostamenti da e verso la Crimea dei cittadini ucraini, ai quali viene richiesto un passaporto russo.
L’UE aveva già condannato a dicembre del 2019 la costruzione del ponte ferroviario di Kerch, denominato ponte di Crimea, che collega la Russia alla penisola e eretto senza il consenso dell’Ucraina, in violazione delle norme internazionali. Il ponte, infatti, “limita il passaggio delle imbarcazioni nello stretto verso i porti ucraini del Mar d’Azov”, causando rallentamenti e danni commerciali al Paese. Inaugurato lo scorso 30 giugno, consentirà il trasporto di oltre 3 tonnellate di merci.
A quanto pare, la Russia non sembra tener conto dei richiami dell’UE. Ad agosto infatti saranno inaugurate nuove tratte ferroviarie che collegheranno il nord della Russia con diverse località balneari della Crimea.
Alla luce delle aggressioni russe alla sovranità ucraina in corso dal 2014, la strategia dell’UE nei confronti della Federazione prevede, tra l’altro, il rafforzamento dei rapporti con l’Ucraina e i vicini post-sovietici della Russia, insistendo sulla piena attuazione del protocollo di Minsk del 2014 che avrebbe dovuto porre fine al conflitto nel Donbass.
L’UE conferma quindi “il suo solido sostegno all’indipendenza e all’integrità territoriale ucraina entro i confini riconosciuti a livello internazionale”. Ma nonostante l’intervento di alcuni leader europei, tra cui Emmanuel Macron che l’anno scorso aveva chiesto il rilancio del dialogo UE-Russia, la situazione non sembra sbloccarsi, nemmeno dopo le elezioni presidenziali in Ucraina che avrebbero dovuto portare un cambiamento.