Roma – Fioccano i consigli e i suggerimenti, dalle richieste che partono dai Comuni fino alle opere che per il via ai lavori hanno solo bisogno di una firma. Il piano di rilancio dell’Italia resta però ancora fermo alle premesse. Pronto il Comitato interministeriale Affari europei, struttura della presidenza del Consiglio, che avrà il compito di gestione, si discute invece sul ruolo del Parlamento: se fare una commissione speciale oppure due distinte per ogni Camera, se serve una legge ad hoc o si può varare un organismo consultivo. Al Parlamento dovrebbe essere affidato l’indirizzo politico e il controllo della spesa, sorveglianza su cui in diversi hanno sollevato più di un dubbio.
A delimitare il campo d’azione ci sono gli indirizzi del programma Next generation EU, con i cardini della transizione ecologica, digitale e della coesione sociale e territoriale. Poi ci sono le raccomandazioni della Commissione europea specifiche per i singoli Paesi, molti dei quali (quelli più colpiti come l’Italia in cima alla lista di finanziamenti e prestiti), sono già avanti con il lavoro e oltre al perimetro della NGEU indirizzeranno le nuove risorse sull’industria nazionale, la sostenibilità ambientale, il rafforzamento delle strutture sanitarie, difesa dell’occupazione e riqualificazione professionale.
Per l’Italia le raccomandazioni di Bruxelles toccano anche la cornice in cui i finanziamenti andranno a incidere: riforme significative nella pubblica amministrazione, nella giustizia e in ambito fiscale per consentire alle risorse la migliore efficacia.
E’ il suggerimento che arriva dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio che in audizione alle commissioni bilancio di Camera e Senato invita il governo a lavorare su “un piano credibile, dettagliato, coerente di riforme e investimenti pubblici, con una tempistica certa per la realizzazione, e la sua attuazione”.
Giuseppe Pisauro, presidente dell’UPB ha spiegato che questi obiettivi richiederanno “un rafforzamento significativo e rapido del modo di operare della pubblica amministrazione, in particolare della capacità, di programmazione e attuazione delle politiche pubbliche”. A proposito di “compiti a casa”, il Programma nazionale di riforma in discussione in Parlamento e (che non va confuso con il piano di rilancio da presentare per accedere al Recovery Fund) elencando un vasto programma d’interventi “non sembra cogliere l’occasione per individuare alcune priorità strategiche sulla base delle quali predisporre il Piano di ripresa e resilienza”.
Cambiare marcia dunque anche perché il recovery plan va presentato urgentemente con programmi e progetti dettagliati di intervento con indicazione delle singole misure, costi e attuazione per obiettivi intermedi e finali, pena la valutazione negativa della Commissione.
Infine l’organismo che vigila sulla finanza pubblica ha definito il beneficio/costo netto che deriva dall’attivazione del Recovery resilience facility. Nella stima si valutano gli oneri di rimborso che ricadranno a carico di ciascun membro e per l’Italia la differenza tra il totale dei trasferimenti ricevibili (81,7 miliardi) nell’ambito di NGEU e il contributo al rimborso del debito UE necessario per il suo finanziamento, ammonterebbe a oltre 46 miliardi di euro, e sarebbe il beneficio più elevato tra i Paesi UE.
Nell’intervento dell’UPB in tema di conti, si legge che “le informazioni disponibili mostrano forti peggioramenti dei saldi di finanza pubblica rispetto allo scorso anno, destinati ad aumentare anche per i nuovi interventi attesi”. E in relazione all’ultimo scostamento di 25 miliardi di euro chiesto dal governo, il debito potrebbe superare il 160 per cento del PIL.