Bruxelles – Uno studio indipendente del Centre for Media Pluralism and Media Freedom dello European Union Institute di Firenze pubblicato ieri rileva che il pluralismo dei media non è andato incontro a grossi miglioramenti, se guardiamo all’Europa dei 27 combinata con Regno Unito, Albania e Turchia.
La situazione è peggiorata o è rimasta stazionaria. Per la prima volta lo studio ha tenuto conto di un fattore chiave per i nostri tempi: il digitale e le sue sfaccettature. Non poche sono state “le minacce e gli attacchi digitali” verso i giornalisti, ma anche alla pluralità dei mercati, all’indipendenza politica e all’inclusione sociale.
“Questo studio è un segnale d’allarme, dobbiamo proteggere meglio i giornalisti”, sottolinea Vera Jourova, vicepresidente della Commissione per i valori e la trasparenza. Problema che insorge soprattutto in tempo di campagne elettorali. Ma non solo, come ci conferma il recente e ingiusto licenziamento di Szabolcs Dull, caporedattore di index.hu, principale sito di informazione ungherese. D’altronde, il recente Consiglio europeo non ha dato rassicurazioni in materia di rispetto di stato di diritto nei Paesi che attuano politiche liberticide verso la categoria. “Dobbiamo sostenere il settore dei media, duramente colpito dalla crisi del Covid19, preservandone l’indipendenza”, insiste Jourova. Cruciale per invertire la tendenza sarà il ruolo degli stati membri.
Il Media Pluralism Monitor, sviluppato dalla Commissione europea a sostegno del pluralismo e della libertà dei media, ha rilevato che la trasformazione digitale ha generato “opportunità che i media devono cogliere, ma anche sfide, dal ruolo potenziale di controllo delle piattaforme online alla sicurezza digitale dei giornalisti e degli operatori dei media”, afferma Thierry Breton, commissario per il Mercato interno.
E’ necessario un approccio olistico per accelerare la ripresa del settore. I dati dello studio andranno a nutrire il primo rapporto sullo stato di diritto che sarà pubblicato in autunno e il cui focus sarà proprio la pluralità dei media, al fine di alimentare il piano d’azione per la democrazia europea, la legge sui servizi digitali (entrambi in fase di consultazione pubblica) e il piano d’azione per i media e l’audiovisivo.
In un altro studio presentato ieri si parla dell’uso abusivo delle leggi sulla diffamazione (Strategic Lawsuits Against Public Participation – SLAPPs) che costituiscono una minaccia per l’operato dei giornalisti. Anche i risultati di questo studio andranno a informare la consultazione pubblica sul piano d’azione per la democrazia europea.