Bruxelles – Batterie esaurite e alimentatori non più funzionati? Sulla gestione del ciclo dei rifiuti l’Italia conferma una volta di più i suoi problemi. Il Paese è agli ultimi posti in Europa per raccolta e riciclo di questa tipologia di scarti. Se nell’UE viene rimessa in circolo praticamente una pila esausta su due (48%), in Italia quasi sette su dieci (64%) finiscono nell’immondizia e ci restano. Un dato che colloca l’Italia al 21esimo posto per recupero di batterie e accumulatori non più funzionanti.
La penisola, però, è in buona compagna, dato che ben sedici Paesi sono sotto la soglia media europea di riciclo. Sei di questi sedici Paesi danno comunque l’impressione di poter ‘mettersi in regola’ a breve, mentre il ritardo dell’Italia risulta molto più pronunciato e dunque più lungo da colmare.
Secondo i dati a disposizione di Eurostat, nel 2018 la Germania ha saputo recuperare 23.569 tonnellate di accumulatori energetici tecnologici, la Francia 14.400 tonnellate, la Polonia 10.706 tonnellate. L’Italia si ferma a quota 9.488 tonnellate. Si tratta però di dati riferiti al 2017, poiché il Paese non ha saputo fornire informazioni più aggiornate.
Certo è che a livello europeo ci muove. Piano, ma si fanno passi avanti. La raccolta di pile e accumulatori di scarto nell’UE è costantemente aumentata, passando da 55mila tonnellate nel 2010 a 88mila tonnellate nel 2018. In Italia invece si continua a far fatica a spezzare usi e consumi poco virtuosi e poco sostenibili.
E dire che il sistema di raccolta e riciclo in Italia aveva mostrato segnali incoraggianti. Dal 2010 al al 2015 il recupero annuo di batterie e accumulatori era passato da 6.010 tonnellate a 10.105 tonnellate. Poi, il 2016 e il 2017 hanno fatto segnare dapprima un’inversione di tendenza quindi un ulteriore ribasso fino ai valori attualmente disponibili (9.488 tonnellate)