Roma – I titoli di debito europei “saranno carta pregiata per i prossimi anni”. Dopo l’accordo dell’ultimo Consiglio europeo, il commissario agli affari economici, Paolo Gentiloni spiega il percorso che l’esecutivo farà fin dalle prossime settimane per dare gambe al Recovery and resilience facility.
Con gli interventi legati a questo nuovo strumento la Commissione “per qualche anno sarà il principale emettitore di titoli di debito in euro. Bond che “saranno carta pregiata dal punto di vista finanziario e che daranno sicuramente impulso a ruolo dell’euro” nei mercati.
Intervenendo al Festival della Soft Economy, ha poi spiegato che da subito ci sarà la necessità di andare sui mercati a raccogliere le risorse necessarie e le prime emissioni per 50 miliardi si avranno probabilmente già a fine settembre o a inizio ottobre” destinate al programma Sure. Quindi la Commissione andrà nei prossimi mesi nei mercati finanziari per raccogliere 8-900 miliardi sommando i diversi strumenti”, messi in campo per affrontare la crisi post Covid.
Questa mattina al termine della riunione del Collegio dei commissari il vicepresidente Margaritis Schinas, ha annunciato la decisione dell’esecutivo di istituire una task force per il coordinamento del Recovery, e che sarà operativa dal 16 agosto e “aiuterà gli Stati membri a elaborare i piani nazionali”. A capo della cabina di comando, sotto l’autorità della presidente Ursula von der Leyen, è stata nominata la vicesegretaria generale della Commissione, Celine Gauer.
Per l’utilizzo dei fondi, l’Europa richiede di impegnare le spese per il 70% già entro il 2022 e il restante 30% entro il 2023. “Si tratta di una sfida tecnica notevole – ha detto Gentiloni – non solo di individuare genericamente gli interventi” ma anche di prevederne la tempistica di realizzazione. Per questo “invito a essere un po’ prudenti negli obiettivi e nei tempi”. Suggerimenti che valgono per tutti e non solo per l’Italia: “Le scelte le devono fare i governi sulla base delle priorità indicate dalla Commissione” ma “scelte non congrue potrebbero costringere l’esecutivo a decisioni non positive”.