Bruxelles – Oramai lo si è deciso, l’accordo in Consiglio europeo sul Bilancio pluriennale dell’Unione e sul Fondo per la ripresa va definito come “storico”, anche se tanti malumori restano, in particolare per il QFP, che ha dovuto tagliare tanto, in pezzi importanti della politica comune, sfilando alla Commissione europea strumenti di intervento a sua disposizione che la rendono un po’ meno potente. Ma su questo la presidente Ursula von der Leyen questa mattina ha giocato le sue carte in Parlamento, cercando un’alleanza, auspicata anche dai deputati, per rimettere qualche soldo nei programmi per la Salute, per gli investimenti, per l’azione esterna.
La presidente ha iniziato il suo intervento sottolineando come “le prime soluzioni alla crisi pandemica erano intergovernative, senza metodo comune, senza Parlamento”, poi si è iniziata l’opera di recupero unitario e ora “ancora non siamo usciti dall’impasse, ma possiamo vedere l’aurora che si trasforma in luce, i tabù sono stati messi da parte, rimanendo uniti e i ventisette Paesi membri con la Commissione si sono uniti per lottare contro la crisi”.
Von der Leyen è soddisfatta dell’operazione Next Generation EU, “strumento unico, con 750 miliardi per sostenere chi è stato colpito più duramente dalla crisi” e ricorda che “solo poco tempo fa alcuni dicevano ‘zero sussidi e solo prestiti’ e ora abbiamo sussidi per 390 miliardi. Risultato straordinario, è una differenza enorme, e il 30 per cento andrà su progetti legati al clima. Potrà essere uno degli stimoli più grandi in riforme ovunque nel mondo”.
Quello che più sembra rendere felice la presidente della Commissione è che “il grande vincitore è il sistema delle nuove risorse proprie. Ora abbiamo un accordo sulla loro necessità e un calendario chiaro: questo è un passo avanti storico. Ora non c’è tempo da perdere” per disegnare il nuovo prelievo digitale, sul carbonio alla frontiera e sul sistema scambio alle emissioni.
Si dice soddisfatta anche della mezza vittoria sui “nostri valori, compreso il rispetto dello stato di diritto, che sono fondamento dell’Unione, sono obbligatori, non hanno prezzo. Il Consiglio – sostiene von der Leyen – ha espresso un chiaro impegno per questo e la tutela dei nostri interessi finanziari. La Commissione garantirà il seguito, esamineremo nostra proposta del 2018, parleremo con i co-legislatori per portarla avanti e migliorarla se necessario. Bilancio e stato di diritto vanno di pari passo”.
Però, se “l’accordo in Consiglio è la luce in fondo al tunnel, ci sono anche ombre, come un QFP molto snello, sono state prese decisioni molto dolorose su Horizon, Salute, InvestEu e penso che nostri fondi per l’azione esterna hanno una dimensione veramente preoccupante”. Von der Leye, sottolinea che “il valore di questi programmi eccede di molto il loro costo: abbiamo evitato grandi tagli, ma questo QFP è pillola amara da mandare giù”.
Si è anche riusciti, ha spiegato la presidente, “a colmare quasi completamente la lacuna finanziaria causata dalla Brexit, ognuno pagherà di più. Ora abbiamo in campo 1,8 trilioni, una grande forza per le nostre politiche aumentate di oltre il 50 per cento, chi altro nel Mondo può dirlo?”, e il messaggio è anche per chi ascolta dall’altra parte della Manica.
Vuole comunque tentare di vedere tutto in positivo von der Leyen e dice che il risultato raggiunto “significa di più che solamente il danaro: questa volta puntiamo a una soluzione comunitaria, la Commissione si è impegnata su questo ed ha convinto tutti. Con Next Geration EU tutti gli Stati membri saranno in condizione di aiutare i cittadini senza togliere margine ai loro bilanci pubblici. E’ il metodo comunitario, farà meraviglie e ci unirà ancora di più”.
Poi il solito saluto: “Viva l’Europa”, ripetuto tre volte.
Del tutto soddisfatto è invece il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, che davanti a deputati spiega che “ dopo quattro giorni e quattro notti di negoziati complessi abbiamo raggiunto un momento storico: abbiamo agito rapidamente, in meno di due mesi abbiamo concordato su un piano da 1,8 trilioni di euro, una risposta massiccia rispetto alle nostre economie, più di USA e Cina”.
Sottolinea, Michel, che “per la rima volta c’è un accordo per mutualizzare il debito per finanziare la spesa, che per la prima volta è legato a ambizioni climatiche e allo stato di diritto… è un accordo giusto ed equilibrato”.
Il presidente del Consiglio cerca di blandire il Parlamento, che ha già annunciato battaglia contro il QFP, e dice che “il ruolo del Parlamento è essenziale, in un controllo politico sulle spese condiviso tra Consiglio e Eurocamera”. L’accordo fatto, conclude “stila un’agenda solida per le risorse proprie, ed ha rinnovato per 30 anni il nostro patto sul progetto europeo, è un segnale di fiducia e solidità: L’Unione è presente, solida, in piedi”.