Bruxelles – L’Europa e il mondo attendono da mesi buone notizie riguardo alla ricerca sul vaccino contro il coronavirus. Sono arrivate lunedì 21 luglio dallo Jenner Institute dell’Università di Oxford, che da gennaio è al lavoro con l’azienda biotech italiana Advent del gruppo Irbm di Pomezia per la ricerca di un vaccino. Gli esperimenti eseguiti hanno “indotto un’elevata risposta immunitaria e anticorpale fino al 56° giorno di sperimentazione”. Lo rivela la rivista Lancet, che ha pubblicato gli esiti relativi alle prime due fasi, mentre è già in corso la fase 3.
Già un mese fa il “vaccino Oxford” aveva dato di che sperare agli scienziati. Lo Jenner Institute, tuttora impegnato nella ricerca di un vaccino contro un altro coronavirus responsabile della sindrome respiratoria mediorientale (MERS), ha replicato un modello già rivelatosi efficace. Per lo sviluppo di entrambi, infatti, sembra essenziale accorpare il processo produttivo alla strategia sperimentale, per ottenere al più presto un vaccino pronto per i test clinici.
Secondo Irbm, il vaccino anti-Covid verrà ottenuto usando la variante sicura di un adenovirus, un altro virus responsabile di una patologia simile a un comune raffreddore. “L’adenovirus è stato modificato per non riprodursi nell’organismo e vi è stato aggiunto del codice genetico per indurre la produzione della proteina spike del Covid19”, quella con cui il virus penetra nelle cellule umane. L’adenovirus produrrà la proteina dopo la vaccinazione, portando alla formazione di anticorpi che “si legano al coronavirus e impediscono l’insorgere dell’infezione”.
La fase successiva di sperimentazione è già in corso in Brasile, Paese con oltre due milioni di contagi, al fine di accumulare un adeguato numero di prove (10.000) in tempi brevi e avere risultati apprezzabili entro settembre.
Se i risultati saranno positivi, quando e dove verrà prodotto il vaccino? Si pensa che già da ottobre potrà essere somministrato ai pazienti potenzialmente più vulnerabili, allargandone poi l’uso da gennaio. L’Italia è in prima linea negli investimenti per la ricerca scientifica come chiave per sconfiggere il virus. “Con i ministri della salute di Francia, Germania e Olanda abbiamo firmato un’intesa con per tutti i paesi europei, per 400 milioni di dosi di cui 60 da consegnare entro la fine dell’anno” afferma il ministro della salute Roberto Speranza. A produrre il vaccino AZD1222 sarà la casa farmaceutica britannica AstraZeneca, mentre il vettore virale, generato a Pomezia, verrà infialato ad Anagni.
Per Matteo Liguori, amministratore delegato di Irbm, l’accordo è importante “perché si è stabilito un legame effettivo con l’Italia: finora abbiamo lavorato per l’Università di Oxford, adesso lo faremo anche per il nostro Paese”.
Ma anche la Cina, con l’azienda CanSino, sta cominciando a sfornare risultati positivi per il vaccino generato qualche tempo fa, che viene già somministrato all’esercito. A dire il vero, sono ben 150 i gruppi di ricerca nel mondo che stanno lavorando a un rimedio anti-Covid. Tra i tanti, anche CureVac, azienda biofarmaceutica tedesca che di recente ha chiuso accordi per finanziamenti cospicui da soggetti che includono, tra gli altri, il governo federale, la GSK e la Qatar Investment Authority, per un totale di 640 milioni di Euro. Questi si aggiungono ai 75 milioni di Euro di prestiti della Banca europea per gli investimenti di qualche tempo fa. A quanto pare, CureVac si sarebbe assicurata i fondi “prima di pubblicare i dati sui risultati del suo vaccino CVnCoV negli esseri umani”. CureVac è un po’ in ritardo rispetto ad altri gruppi di ricerca – la fase 1 di test è cominciata appena a metà giugno – ma promette di posizionarsi bene nella corsa al vaccino.
Durante la pandemia, l’Unione europea, oltre ai progetti di ricerca già in corso, ha avviato il finanziamento di molti altri progetti per contrastare il Covid19. Secondo i trattati, l’azione UE in materia di tutela e miglioramento della salute umana è di sostegno a quella delle politiche nazionali e mira a prevenire le malattie e le cause scatenanti che mettono a repentaglio la salute fisica e mentale.
L’UE sta facendo tutto ciò che è in suo potere per contrastare la pandemia. Di certo non aiuta il taglio consistente al fondo per la salute EU4Health deciso all’ultimo Consiglio europeo, che includeva fondi per la ricerca, pur a fronte delle cospicue somme ottenute dagli stati più colpiti. Ma è di due giorni fa la notizia che la Commissione finanzierà con 100 milioni di Euro progetti per lo sviluppo e la produzione di vaccini, in partenariato con CEPI (Coalition for Epidemic Preparedness Innovations). La coalizione è stata fondata nel 2017 con il fine specifico di sviluppare vaccini per prevenire future epidemie. Lo sforzo è parte della somma di 1 miliardo che la Commissione aveva già previsto di stanziare con il programma Horizon 2020. Il programma che gli succede, Horizon Europe, è stato aumentato ma il suo importo non oltrepasserà la somma del precedente, circa 76 milioni di Euro. Una conferma della pur presente solidarietà europea.