Bruxelles – Fatto l’accordo tra i capi di Stato e governo, ora la parola spetta al Parlamento europeo che “non accetta l’accordo politico sul Bilancio pluriennale 2021-2027” cosi come è stato approvato al Summit europeo. È quanto scrivono i gruppi parlamentari di PPE, S&D, Renew Europe, Verdi, Sinistra unitaria (GUE) nel testo di una risoluzione sul bilancio, sul sistema di risorse proprie e sul piano di ripresa per l’Europa, che gli eurodeputati voteranno domani (23 luglio), in sessione plenaria, alla presenza di Ursula von der Leyen e Charles Michel.
Con i vertici di Commissione e Consiglio europeo, gli eurodeputati discuteranno di come migliorare il pacchetto europeo anti-crisi uscito fuori dal vertice e avviare i prossimi passi negoziali sul bilancio. Il compromesso raggiunto ieri, 21 luglio, dai leader europei dopo una maratona negoziale difficile è infatti solo il primo passo per arrivare all’approvazione finale del pacchetto fatto di bilancio e Next Generation EU. Uno scoglio che è stato difficile da superare, ma altrettanto lo saranno i negoziati con l’Europarlamento, il quale ha già fatto sapere che non intende mettere da parte le sue priorità: un ruolo nella governance del Recovery fund (insieme al Consiglio), un impegno tangibile delle altre due istituzioni sulle risorse proprie dell’UE, una nuova negoziazione sul Quadro finanziario pluriennale.
Bilancio e governance
Se è un bene che non sia stata rimodulata l’entità del Next Generation EU, il fondo di ripresa rimasto intatto a 750 miliardi, David Sassoli in conferenza stampa post-vertice europeo denuncia “tagli ingiustificabili” nella proposta di Bilancio pluriennale a ricerca, giovani ed Erasmus, tanto per cominciare. “Ingiustificabili” se nel suo piano di rilancio, l’Unione europea intende “scommettere” sulle nuove generazioni e sul loro futuro. La dimensione del bilancio a lungo termine per il periodo 2021-2027 non è stata toccata ma si è confermata la proposta di Michel, in cifre 1.074 miliardi di euro per sette anni. Ciò che non va è la ridistribuzione delle risorse nei vari capitoli di spesa, che per il presidente dell’Eurocamera danneggia l’idea di una ripresa lungimirante. Alla fine dei negoziati con il Parlamento, la somma delle risorse ma soprattutto la loro distribuzione potrebbe non essere quella concordata dai leader europei, perché non è scontato che riesca a superare, indenne, la prova degli eurodeputati.
L’accordo raggiunto tra i leader “ha un valore importante” ma ora il Parlamento vuole migliorarlo e meglio definirlo. C’è tutto l’interesse a “migliorarlo soprattutto concentrandoci nel dare risposte a quelli che sono tagli che per noi sono ingiustificabili” annuncia il presidente del Parlamento europeo. Tagli che andranno ridiscussi e che non riguardano solo ricerca e giovani, ma anche i fondi destinati a immigrazione e asilo e in generale l’azione esterna dell’Unione. “Abbiamo la necessità di aprire una negoziazione per discutere e per arrivare a un QFQ più utile alla vita dei paesi e dei cittadini. E per soprattutto sostenere nel medio e lungo periodo gli obiettivi dell’Unione”, quali Green Deal e digitalizzazione.
Quanto alla richiesta di associazione del Parlamento nella governance del Recovery fund (insieme al Consiglio), Sassoli ha precisato che il Parlamento non intende entrare nel merito della definizione dei piani nazionali di ripresa che gli Stati dovranno presentare per sbloccare i fondi europei. Questa rimane competenza degli Stati. Chiede però “l’associazione tramite atti delegati del Parlamento alla governance” del fondo di ripresa, prevedendo di entrare nel merito dell’allineamento dei piani nazionali con le politiche europee.
Reduce da uno “scambio di opinioni” con la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, Sassoli ha ricordato che nel quadro dei Trattati europei, Parlamento, Commissione e presidenza tedesca di turno al Consiglio UE dovranno avviare a breve nuove negoziazioni sulle tre questioni sollevate della governance del Recovery Fund, sulle risorse proprie e sul QFP.
The work continues. I met with @EP_President David Sassoli to discuss with him the outcome of #EUCO. Gaining the support of the European Parliament is crucial for bringing about reforms and investments in Europe and building a modern and more sustainable Union. pic.twitter.com/OjgmoCbajR
— Ursula von der Leyen (@vonderleyen) July 21, 2020
Risorse proprie
Tra le questioni prioritarie indicate dall’Europarlamento c’è soprattutto l’introduzione di un paniere di risorse proprie dell’Unione europea, per renderla più autonoma dal punto di vista finanziario e gravare meno sulle future generazioni per ripagare il debito contratto sui mercati dalla Commissione. Gli Stati hanno concordato che come primo passo “sarà introdotta e applicata dal primo gennaio 2021 una nuova risorsa propria” derivata da un loro contributo di 80 centesimi per ogni chilogrammo di plastica non riciclata. Come risorse proprie supplementari, si legge nelle conclusioni del Consiglio europeo, “nel primo semestre del 2021 la Commissione presenterà proposte relative a un meccanismo di adeguamento del carbonio alla frontiera e a un prelievo sul digitale, ai fini della loro introduzione al più tardi entro il primo gennaio 2023”.
Da parte sua il Parlamento ha apprezzato la loro menzione nelle conclusioni del vertice europeo, ma si spinge oltre chiedendo l’introduzione di almeno due risorse proprie già entro il 2021 (su plastica e ETS, emissioni carbonio, spiega Sassoli). Sulle altre da introdurre al più tardi entro il 2023 chiede l’impegno della Commissione a proporre una calendarizzazione precisa su tempi e modi per attivarle. La riforma delle risorse proprie, ricordiamo, oltre che dal Parlamento europeo dovrà essere approvata singolarmente dai Parlamenti nazionali degli Stati membri.
Conferenza sul futuro dell’Europa
Per Sassoli, la decisione assunta dai leader europei “rafforza la dimensione comunitaria e aumenta la capacità dell’Europa di camminare insieme”. Il presidente del Parlamento torna a parlare di Conferenza sul futuro dell’Europa, perché le difficoltà incontrate per raggiungere un accordo in sede di Consiglio hanno reso evidente che “abbiamo bisogno di riformare il sistema istituzionale europeo per affrontare meglio il futuro” e “superare l’idea che tutto debba essere risolto all’unanimità”. Il Parlamento è pronto per la Conferenza, ora deve partire dagli Stati lo slancio a questa grande riflessione sul futuro dell’Unione europea. Non tanto per “parlare di noi” assicura Sassoli, ma per capire come “possiamo affrontare meglio le sfide del futuro”.