Bruxelles – Il dato politico che salta all’occhio è il superamento della Commissione europea. Il braccio di ferro tra i capi di Stato e di governo dell’UE sul nuovo bilancio e sul meccanismo per la ripresa che ha tenuto l’Europa bloccata per quattro giorni e quattro notti si è risolto in un compromesso che ridimensiona l’esecutivo comunitario.
I leader dell’UE hanno tagliato tutti i programmi chiave del programma di lavoro di Ursula von der Leyen e del suo collegio, privandoli di risorse e di libertà di manovra. Il dato eclatante è contenuto nel meccanismo per la ripresa. E’ stato cancellato lo strumento di vicinato, sviluppo e cooperazione internazionale. L’acronimo ‘NDICI’ indicava questo, e rappresenta il programma di promozione dei valori e degli interessi dell’Unione in tutto il mondo al fine di perseguire gli obiettivi e i principi dell’azione esterna dell’Unione. L’azione esterna dell’UE ricadrebbe tra le competenze della Commissione, che adesso dovrà reinventarsi, per quanto possibile.
Ma soprattutto sparisce dal radar il “programma salute”. Oltre 7 miliardi e mezzo di euro depennati in nome di un accordo che scredita l’Europa tutta, con la Commissione europea più di tutti. L’esecutivo comunitario fin dall’inizio della pandemia si è speso per coordinare e gestire la risposta, sia pur nei limiti delle competenze che i trattati le riconoscono in materia. E’ stato varato un programma speciale, chiamato ‘EU4Health’ , che intende essere la risposta dell’UE al Coronavirus. Anche qui la Commissione si dovrà arrangiare.
Il verdetto politico ancor più evidente e forse più eclatante è che i leader hanno bocciato la ricetta digitale e ‘green’ della ripresa. Fin da subito è stato ripetuto da più parti, attraverso più commissari, che traghettare l’Europa fuori dalla recessione prodotta dal COVID-19 sarebbe stato possibile seguendo la rotta della sostenibilità e della digitalizzazione. Parole d’ordine cancellate. Il Fondo per la transizione è stato tagliato per due terzi. Si è passati da 30 miliardi di euro a 10 miliardi. Qui dovevano finiere le risorse per favorire la transizione, la conversione del tessuto produttivo da un modello inquinante a uno più pulito.
InvestEU è il programma erede del piano Juncker per gli investimenti strategici. Attraverso questa voce di spesa si veicolano le risorse per finanziare le opere ritenute strategiche. E’ con questo strumento finanziario che si sarebbe dovuto sostenere la ripresa digitale. Di oltre 30 miliardi di euro proposti a inizio vertice del Consiglio europeo, ne restano poco più di cinque e mezzo.
L’immagine di questo vertice è quella di una Commissione europea che si muove in una direzione, e del Consiglio che invece si muove in un’altra, per di più in maniera confusa e litigiosa. Un’Europa unita come un mosaico, con tasselli mobili. Non è un buon risultato, e von der Leyen ne è consapevole.
“Nella loro ricerca di un compromesso, i leader hanno apportato modifiche di vasta portata a Next Generation EU”, rimarca la presidente della Commissione europea nel corso della tradizionale conferenza stampa di fine vertice. “Ad esempio in materia di salute, migrazione, azione esterna e InvestEU. Ancora, non hanno adottato lo strumento di solvibilità. Tutto questo è deplorevole“.
La Commissione e la sua agenda ne escono ridimensionati nella ambizioni e sconfitti sul piano politico. L’unica consolazione per von der Leyen è che lo strumento tutto nuovo del meccanismo per la ripresa è una realtà, smembrata però dai leader e dalle loro lotte.
Paolo Gentiloni preferisce altre considerazioni. “E’ l’accordo giusto”, dice il commissario per l’Economia. “Dimostra che l’UE ha delle divisioni ma che è più forte delle sue divisioni”. Per la prima volta, sottolinea, la Commissione potrà finanziarsi sui mercati e prestare soldi. “Sapevamo che ci sarebbero serviti compromessi, ma l’accordo raggiunto è straordinario”. Sui tagli, vede l’aspetto positivo: restano comunque delle risorse, e questo “permetterà di avere più investimenti per il digitale e per la sostenibilità”.