Roma – All’alba del quinto giorno Giuseppe Conte lascia la sala del Consiglio europeo molto soddisfatto. Una lunghissima e sofferta trattativa che lo ha visto tra i protagonisti principali, si è conclusa al alle prime ore del mattino di martedì e per l’Italia il fondo della ripresa approvato nel documento finale è in alcune parti persino più vantaggioso della prima bozza presentata dalla Commissione von der Leyen.
“Con 209 miliardi possiamo far ripartire l’Italia, abbiamo approvato un piano di rilancio ambizioso che ci consentirà di affrontare questa crisi con efficacia”, ha detto Conte rivendicando il risultato molto positivo non solo per il futuro dell’Italia ma soprattutto dell’Europa che l’ultimo giorno con un colpo d’ala ha recuperato lo spirito comunitario e solidale.
La nuova composizione del Recovery plan porta in Italia la dota di 81,4 miliardi di euro sotto forma di sovvenzioni (circa 400 milioni in meno rispetto alla proposta iniziale della Commissione europea) e 127,4 miliardi di prestiti che invece aumentano in modo molto consistente, 36,5 miliardi in più. Ciò è potuto avvenire nonostante la riduzione della quota complessiva dei sussidi per una diversa composizione delle varie poste del Recovery fund con la conseguente riallocazione delle risorse che alla fine della trattativa ha favorito l’Italia.
“Ora dobbiamo correre, dobbiamo utilizzare questi soldi per gli investimenti, per le riforme strutturali, – ha detto il premier – per intraprendere quel percorso di crescita e di sviluppo sostenibile che inseguiamo da anni”. Il presidente del Consiglio ha ringraziato la maggioranza, per il sostegno ma soprattutto i cittadini italiani “che ho sentito molto vicino in questi difficili giorni di trattativa”.
Il controllo sulle spese dell’Italia ci sarà ma non come voleva il premier olandese Mark Rutte. Fino all’ultimo minuto, in un round a quattro finale con il suo avversario, e il supporto del presidente francese Emmanuele Macron e la Cancelliera Angela Merkel, Conte è riuscito a tenere la difesa delle prerogative della Commissione, che avrà sempre l’ultima parola rispetto al Consiglio europeo sul monitoraggio e l’erogazione delle tranche di trasferimenti delle risorse. I leader avranno un ruolo nella prima fase di approvazione dei piani nazionali sempre su proposta dell’esecutivo, a maggioranza qualificata. Avranno poi la possibilità in casi particolari di chiedere l’attivazione del cosiddetto ‘freno di emergenza’ con il blocco del flusso dei finanziamenti non superiore a tre mesi. “Non avrei mai consentito – ha concluso il premier – che un singolo Paese potesse decidere sino al veto, di invadere le competenze della Commissione ed esercitare un potere di intromissione fino a questo punto. Non l’ho concesso e sono soddisfatto del risultato che abbiamo raggiunto”.
In mattinata, al suo rientro in Italia, Conte è salito al Quirinale per informare il presidente Sergio Mattarella sugli esiti del Consiglio europeo con i dettagli del Recovery fund che riguardano l’Italia. Il capo dello Stato ha espresso “Apprezzamento e soddisfazione per
l’importante esito, che rafforza il ruolo dell’Unione e contribuisce alla creazione di condizioni proficue perché l’Italia possa predisporre rapidamente un concreto ed efficace programma di interventi“. Mercoledì pomeriggio il premier sarà in Parlamento per un informativa sugli esiti del vertice di Bruxelles