Bruxelles – David Sassoli lo aveva premesso ai leader europei venerdì 17 luglio nel suo tradizionale discorso di apertura ai lavori del Consiglio europeo. Se le richieste del Parlamento UE per la ripresa non saranno soddisfatte, o almeno prese in considerazione, l’Aula dell’istituzione che insieme al Consiglio esercita la funzione di bilancio non darà il proprio consenso al pacchetto europeo anti-crisi, Next Generation EU, e al Bilancio a lungo termine.
Se già la proposta iniziale su cui i Ventisette hanno aperto le trattative lasciava a desiderare, tre giornate piene di sedute plenarie, incontri bilaterali, trilaterali o ‘a gruppetti’ sul tetto dell’Europa Building e discussioni senza esito preoccupano il presidente del Parlamento europeo. Sassoli teme un compromesso ancor più al ribasso rispetto alle aspettative iniziali del Parlamento, che finirà per “mortificare la solidarietà europea e il metodo comunitario”. Perciò avverte: senza le condizioni delineate venerdì (17 luglio) nel suo discorso, “il Parlamento non darà il proprio consenso” al pacchetto anti-crisi.
Dunque la maratona negoziale ancora in corso potrebbe rilevarsi inutile. I leader sono al quart giorno consecutivo di trattative. “Dopo giorni di discussioni, i cittadini europei si aspettano una conclusione all’altezza di questa fase storica”, sottolinea Sassoli, che ricorda come qualunque documento finale prodotto dai leader dovrà passare al vaglio del Parlamento europeo e non è così scontato che ci riesca.
In sostanza, mette ancora una volta pressione ai governi dell’UE, ricordando a una a una le linee rosse fissate dall’Europarlamento per non affossare definitivamente i negoziati, dall’abolizione dei rebates (gli sconti sui contribuiti al bilancio per Germania, Paesi Bassi, Danimarca, Austria e Svezia), alla discussione sulle risorse proprie, alla definizione di un meccanismo di governance per monitorare come le risorse sono spese e alla condizionalità tra bilancio e stato di diritto.
Le discussioni più accese tra i Ventisette riguardano in particolare l’entità del Next Generation EU, di cui il Parlamento europeo aveva riconosciuto l’ambizione apprezzando soprattutto la suddivisione delle risorse tra 500 miliardi di sussidi e 250 di prestiti. Proprio su questo i leader non trovano la quadra e continuano insieme a Charles Michel a rivedere la bozza della Commissione in termini di ridistribuzione dei sussidi e dei prestiti all’interno del Fondo. In una risoluzione votata a maggio a larga maggioranza dalla plenaria del Parlamento veniva sottolineato che le misure economiche per la ripresa economica dovessero essere erogate “tramite prestiti ma soprattutto attraverso sovvenzioni a fondo perduto e pagamenti diretti per investimenti”. Dunque il ridimensionamento della quota dei sussidi, che potrebbe diventare poco meno di 400 miliardi, potrebbe non essere sostenuto dai gruppi politici.
Sassoli lamentava poi la poca ambizione del bilancio proposto da Michel, in cifre pari a 1.074 miliardi di euro per i prossimi sette anni. Dalle poche informazioni emerse da questa lunga trattativa, di portata effettiva del Quadro finanziario pluriennale (2021-2027) si è parlato ancora poco ed è possibile che venga mantenuto così come è stato pensato dal presidente del Consiglio. In questo caso, il Parlamento potrebbe avere qualcosa da ridire anche se era chiaro fin dall’inizio del Vertice che la quota del bilancio europeo non sarebbe stata ridiscussa per ampliarla. Tra le priorità indicate da Sassoli, inoltre, l’introduzione di un paniere di risorse proprie al più tardi entro il 2023 per dare all’UE una nuova autonomia finanziaria e permettere di non gravare troppo sulle generazioni future emettendo debito comune. Per il momento sembra che i leader europei non stiano neanche sfiorando l’argomento. A loro, Sassoli rivolge ancora una volta lo stesso messaggio: “Senza queste condizioni il Parlamento non darà il proprio consenso”.
L’Aula sembra compatta e molti gruppi politici, almeno quelli maggioritari nell’emiciclo, sembrano concordare con il presidente nel sollecitare un accordo che sia più ambizioso possibile. “Non importa quanto lungo sarà il vertice dell’EUCO, è il risultato che conta. I cittadini meritano ambizione, solidarietà e protezione dei loro diritti. È tempo di una vera volontà politica europea” esorta in un tweet Dacian Cioloș, capogruppo di Renew Europe. Dal più numeroso gruppo in Parlamento, il Partito popolare europeo, Manfred Weber ricorda che oggi “l’Europa è alla ricerca di una risposta coraggiosa all’impatto economico del Coronavirus. Dovrebbe concentrarsi sulle generazioni future, rafforzare lo stato di diritto in Europa e dimostrare che la solidarietà è tornata”. Il compromesso che i leader dovranno trovare “deve corrispondere alle aspettative generali del popolo e delle istituzioni europee” ricorda anche Iratxe García Perez, capogruppo S&D. “Con l’aumentare delle sfide, anche il budget per affrontarle deve aumentare”.