Bruxelles – Si ricomincia da dove si era lasciato, e questa mattina, prima della riapertura ufficiale del Consiglio europeo alle 11.00, poco dopo le 10.00 si sono ritrovati in una stanza i protagonisti di questa tenzone: Mark Rutte, Emmanuel Macron, Angela Merkel, Pedro Sanchez, Giuseppe Conte, Ursula von der Leyen e Charles Michel.
Si tenta una stretta finale, con i Paesi Bassi che ricoprono il ruolo degli antagonisti in un vertice europeo bloccato dalla resistenze di Rutte, spalleggiato, senza troppa convinzione, dai suoi alleati ‘frugali’ (Austria, Danimarca e Svezia). Il primo ministro olandese, per quanto da solo contro tutti, sta tenendo in scacco l’Unione e il suo futuro impedendo di trovare un accordo. Dodici ore di negoziati, in plenaria e in bilaterale, non hanno permesso ai capi di Stato e di governo dei Paesi dell’UE di raggiungere un’intesa sul nuovo bilancio a lungo termine (MFF 2021-2027) e il meccanismo per la ripresa (Next Generation EU).
Proprio su questo secondo dossier si sono arenati i lavori. I Paesi Bassi continuano a chiedere condizioni stringenti per erogare soldi, in particolare per quegli Stati considerati troppo rilassati nella spesa. Una presa di posizione contro l’Italia. Non solo, ma soprattutto contro l’Italia, che da questo braccio da ferro ha da perdere più di tutti perché il Paese più colpito dalla pandemia di COVID-19 e della crisi che ne è scaturita.
Charles Michel, ha provato a mettere sul tavolo una proposta di compromesso ritenuta però “politicamente difficile da digerire e impossibile da un punto di vista giuridico”. Perché per venire incontro alle istanze olandesi, il presidente del Consiglio europeo ha proposto una sorta di ‘freno di emergenza’ sui pagamenti, cioè la possibilità di intervenire in qualsiasi momento per decidere se continuare a erogare i fondi per uno Stato membro. La speciale misura consentirebbe ai governi di convocare un vertice in caso di dubbi su un piano economico nazionale, ma questo implicherebbe il concedere diritto di veto sulle misure di risanamento di altri Paesi membri. Un’ipotesi che vede il fermo rifiuto dell’Italia.
Ma c’è di più. Se i Paesi Bassi contestano il modo di governance del fondo per la ripresa, l’Austria ne critica la portata. Il cancelliere tedesco Sebastian Kurz considera eccessivi 750 miliardi di euro, e ne chiede di meno, con meno garanzie di quelle proposte (500 miliardi). Vuole inoltre che da qualche parte si metta nero su bianco che il meccanismo per la ripresa sia temporaneo, poiché contrario all’idea che si possa arrivare ad un’unione dei trasferimenti permanente, in cui i paesi più ricchi d’Europa avrebbero sovvenzionato i loro vicini a basso rendimento. Insomma, solidarietà sì ma solo fin quando serve.
E’ in questo contesto che si riprende a negoziare. Tutto ancora ammantato da riserbo. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, era pronto a rilasciare delle dichiarazioni alle telecamere al suo arrivo al palazzo sede delle trattative, ma i servizi di Michel lo hanno portato direttamente nell’ufficio del presidente del Consiglio europeo, per prendere parte alla riunione ristretta, in vista della nuova giornata di negoziati.
Al mini-vertice anche Rutte. E’ con lui che cercano di trovare una quadra, perché è ormai evidente che il nodo è soprattutto olandese. Gli altri leader cercano una mediazione di gruppo contro un interlocutore considerato fin qui troppo rigido.