Bruxelles – “Non sarà facile”. Lo ripetono praticamente tutti i leader che decidono di rendere dichiarazioni alle telecamere, a cui affidano anche il messaggio della determinazione a negoziare. Quello in corso a Bruxelles, nel giorno del compleanno di Angela Merkel (e del collega portoghese Antonio Costa), è un vertice dei capi di Stato e di governo che vede le parti attorno al tavolo ancora arroccate sulle rispettive posizioni. Ma c’è volontà di trovare un accordo. Il ‘padrone di casa’, Charles Michel, fa leva sul “coraggio politico” che servirà per evitare un nulla di fatto. “Sarà un negoziato difficile, ma sono possibile che sarà possibile raggiungere un accordo”, dice il presidente del Consiglio europeo al suo ingresso. Dopo di lui è il leader della Lettonia, Artur Karins, a far capire che aria tira. “Sono qui oggi, domani e forse anche dopodomani. Voglio risultati e lavorerò finché non li avrò ottenuti”.
C’è voglia di chiudere, ma “serviranno compromessi da parte di tutti gli Stati”. Altra affermazione ripetuta dai leader. Un concetto espresso da Salla Marin (Finlandia), Kyriakos Mitsotakis (Grecia), Juri Ratas (Estonia), Andrej Babis (Repubblica ceca) e soprattutto Angela Merkel (Germania). La cancelliera tedesca invita a trovare “compromessi tra desideri e realtà”, un invito a non tirare troppo la corda. Annuncia di essere pronta a guidare i lavori al fianco di Michel e del presidente francese, Emmanuel Macron, il quale si dice “pronto a fare tutto il possibile per trovare un accordo”.
Perché alla fine un accordo lo vogliono tutti. Anche i più critici come il premier ceco. Babis gioca al rialzo, mette i bastoni tra la ruote per ottenere più per sé, in termini di soldi e politiche. “Dobbiamo andare oltre il mantra del Green deal e del digitale, e tornare a pensare all’industria tradizionale” di cui lui è esponente. Agrofert, conglomerato attivo nella chimica, nell’edilizia, nell’energia, nell’agricoltura, è una sua creatura. Fa i suoi interessi, come tutti gli altri e anche più degli altri.
Ne approfitta anche l’Estonia per fissare le linee rosse. “Per noi sono importanti i pagamenti diretti in agricoltura e le connessioni, ovverosia i trasporti”, precisa Ratas. Anche l’Italia mette le cose in chiaro: “La nostra linea rossa è che si dia una risposta adeguata e che sia concretamente perseguibile”, sottolinea il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte. Nello specifico significa niente tagli al fondo per la ripresa, che si vuole con capacità da 750 miliardi di euro, tante garanzie ed esborsi rapidi.
Anche Conte è pronto al difficile negoziato. Se da una parte c’è il trio Merkel-Macron-Michel deciso a fare da traino, dall’altro c’è il gruppo che vede Italia, Portogallo, Cipro, Grecia e Spagna determinato a difendere il meccanismo per la ripresa. “Siamo chiamati a trovare un buon accordo, e la Spagna è qui per salvare questo accordo”, sintetizza il primo ministro spagnolo, Pedro Sanchez.
Chi ancora si ostina a puntare i piedi è Mark Rutte. “Non sono ottimista”, confida il primo ministro olandese, l’unico che non si sbilancia sulla possibilità di avere un’intesa in questa due giorni negoziale. “Non lo sappiamo” cosa succederà. Lo spiega la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen. Si andrà avanti, con la voglia di chiudere. “Il mondo intero ci sta osservando, e si chiede se l’Europa è in grado di rimanere unita e superare con forza la crisi del coronavirus“.