(ha collaborato Emanuele BoninI)
Bruxelles – Superstrada Roma-Orte, l’Italia ha sbagliato. Si sapeva che gli ultimi 14 chilometri della tratta sarebbero ricaduti in un’area protetta, e dunque vicolata. Eppure le autorizzazioni alla realizzazione del tratto individuato da ANAS sono state concesse, per “ragioni di rilevante interesse pubblico”. Ma la Corte di giustizia dell’UE boccia l’Italia e il suo modo di fare. Il cosiddetto ‘tracciato verde’ – la tratta che attraversa la valle del Mignone – può essere bloccato se esiste una soluzione alternativa meno dannosa per l’ambiente. E adesso vanno rifatte le valutezioni.
Il pronunciamento dei giudici di Lussemburgo sono una bocciatura dei sistemi di certificazione e autorizzazione dei lavori pubblici nel Paese. Non solo. Nel momento in cui si appena consumato il braccio di ferro tra governo e Autostrade per l’italia sul ponte Morandi di Genova, si riapre la questione dell’affidamento della gestione delle viabilità nel Paese. Nel 2011 le autorità amministrative italiane avevano dato il via libera alla realizzazione di un tracciato viola, ma nel 2015 ANAS ha dato il proposto un tracciato alternativo, visti i costi troppo elevati del progetto vidimato dal governo. Le Autorità incaricate della valutazione dell’impatto ambientale (VIA) hanno espresso parere negativo, ma si è deciso di andare avanti lo stesso.
La Corte rileva che, in base alla direttiva “habitat” e al principio di precauzione, un piano o progetto può essere realizzato solo se vi è assoluta certezza circa l’assenza di effetti pregiudizievoli per l’integrità del sito naturale interessato dalle opere. In modo speculare, quindi, un piano o progetto non può essere realizzato se nella valutazione di incidenza ambientale residuano dubbi sulla presenza o assenza di effetti pregiudizievoli per l’integrità del sito naturale.
Ancora, la valutazione di un piano o progetto sul sito “non può comportare lacune e deve contenere rilievi e conclusioni completi”, precisi e definitivi atti a dissipare qualsiasi ragionevole dubbio scientifico in merito agli effetti dei lavori previsti sul sito protetto in questione. Nel caso in questione si ricorda che il tracciato verde venne bocciato “in quanto privo di uno studio approfondito degli effetti sull’area denominata ‘Fiume Mignone’ (basso corso)’, sito di importanza comunitaria incluso nella rete Natura 2000“.
Tutto da rifare, quindi. La Corte di giustizia dell’UE intima il giudice nazionale di verificare se il “tracciato viola” debba essere considerato una soluzione alternativa che presenta minori inconvenienti, rispetto al “tracciato verde”, per l’integrità della zona speciale di conservazione denominata Fiume Mignone (basso corso). La brutta figura è servita.