Bruxelles – Programmare la ripresa economica degli Stati membri in termini di trasformazione e sostenibilità. Nei prossimi anni da Bruxelles arriveranno fondi europei per sostenere la ripresa economica dalla crisi innescata dal Coronavirus, ma toccherà agli Stati membri individuare priorità di spesa e programmi di sviluppo per riformare i propri Paesi. Su questo l’Unione europea è stata chiara: la trasformazione (quella verde e quella digitale) e le riforme dovranno essere punti chiave nei piani nazionali per la ripresa che i governi europei potranno presentare a partire da ottobre per sbloccare i finanziamenti.
Da un webinar dell’European Policy Center, Frans Timmermans lancia un messaggio chiaro ai governi dell’UE: “Sosterremo i piani nazionali che hanno le potenzialità di portare l’UE dentro a un futuro sostenibile”. Saranno scoraggiati dunque quei piani che invece rallentano questa transizione e agli Stati toccherà cavarsela da soli nella ripresa dalla pandemia. Da Bruxelles niente soldi a pioggia bensì verranno sostenuti i Paesi che sapranno dove investire le risorse e su quali riforme e settori puntare. Ovvero quelli indicati come prioritari anche per la stessa Unione europea: transizione verde e rivoluzione digitale. Su questo, ricorda il vicepresidente esecutivo in capo al Green Deal, è stato chiaro anche il presidente del Consiglio europeo Charles Michel avanzando venerdì 10 luglio la sua proposta di quadro negoziale sul bilancio e sullo strumento di ripresa. L’UE monitorerà le modalità con cui le risorse verranno spese ma soprattutto dove saranno investite.
Dal Berlaymont si temono ulteriori ricadute economiche dopo l’estate, che potrebbero essere anche più aggravate da una nuova ondata di contagi in Europa. “Dobbiamo essere preparati” avverte Timmermans. In momenti concitati come quelli che stiamo vivendo, la classe politica spesso “inizia a spendere denaro in qualsiasi cosa”. Di conseguenza, le risorse “potrebbero essere spese in maniera sbagliata”. Tanto a livello europeo quanto a livello nazionale bisognerà invece lavorare a progetti di sviluppo coordinati e che vadano tutti nella stessa direzione, “verso la creazione di un’economica sostenibile con nuovi posti di lavoro” anch’essi più sostenibili.
Il punto è che sarebbe inutile sperperare risorse e investimenti per recuperare un’economia ormai senza futuro. Più funzionale sarà ricostruire con un occhio di riguardo a sostenere obiettivi e priorità di lungo termine, pensando anche e soprattutto alle generazioni di domani. Anche prima della pandemia, riconosce Timmermans, l’Europa era già nel pieno di una rivoluzione industriale, “avremmo dovuto realizzarla in ogni caso”. Di certo il Coronavirus ne ha accelerato i tempi e ha reso impellente la necessità di una massimizzazione delle capacità dell’Unione europea di riprendersi dalla crisi. “La risposta alla crisi dovrà essere proporzionata alla profondità della crisi stessa”.
Un dato per la Commissione deve essere certo, non esiste contraddizione tra il Green Deal e la ripresa economica. L’uno non esclude l’altro. Il patto verde per l’Europa rappresenta piuttosto “la strategia per uscire fuori dalla crisi”, per stimolare una ripresa più rapida. Ma la ripresa va intanto fatta partire e dunque servirà accelerare i negoziati sul Bilancio e trovare un punto di incontro tra gli Stati membri, ancora molto distanti nelle loro posizioni. A loro Timmermans si rivolge rinnovando il suo appello “a essere veloci, non esitate. Assicuratevi di fare abbastanza per garantire la ripresa dell’Unione europea. Abbiamo solo una possibilità e dobbiamo coglierla ora”.