Bruxelles – Le azioni unilaterali della Turchia nel Mediterraneo orientale devono cessare, “sono in contrasto con gli interessi dell’Unione europea e minano la sovranità di alcuni Stati membri”. Lo scandisce Josep Borrell in conferenza stampa, riassumendo le conclusioni del primo Consiglio degli Esteri fisico lunghi mesi di vertici organizzati solo in videoconferenza a causa della pandemia. Un vertice a cui erano presenti quasi tutti i ministri. Tra gli assenti l’italiano Luigi Di Maio.
Sul tavolo tutte le questioni aperte nelle relazioni tra Unione europea e Turchia, soprattutto le tensioni crescenti che si misurano attraverso una politica estera sempre più aggressiva da parte di Ankara, dalle perforazioni di gas nella zona economica esclusiva di Cipro, ritenute dall’UE illegali, al non rispetto dello spazio aereo sulle isole greche nel Mar Egeo. Sono queste le “azioni unilaterali” menzionate dall’alto rappresentante UE per la politica estera e di sicurezza che contribuiscono a rendere i rapporti “in fase di tensione continua”, come riconoscono i titolari degli Esteri, con “sviluppi preoccupanti soprattutto nel Mediterraneo orientale”, e che finiscono per “colpire indirettamente anche i nostri interessi”.
Sviluppi preoccupanti e tensioni crescenti in un rapporto sempre più compromesso, che Bruxelles mira a recuperare attraverso il dialogo. Non per questo si esclude però la possibilità di ragionare su altri canali e percorsi per gestire il dossier turco. Borrell riceve ampio mandato da parte dei ministri europei a “esplorare ulteriori modi per ridurre le tensioni tra Turchia e Unione europea” e trovare accordi sulle questioni più scivolose che stanno rendendo “più tesi” i rapporti tra Ankara e Bruxelles. Per il momento, non sono state imposte ulteriori sanzioni per la Turchia ma, come richiesto da Cipro, si continuerà a “lavorare su ulteriori liste nell’attuale quadro delle sanzioni” disposte da Bruxelles in risposta alle attività turche illegali di trivellazione nel Mediterraneo.
La questione, ricorda l’alto rappresentante, sarà discussa dai ministri degli Esteri che si riuniranno nuovamente a fine agosto. Le sanzioni sono “sempre uno strumento per arrivare a un obiettivo”, non sono una politica in sé, mentre la prima riunione fisica dei ministri degli Esteri ha espresso “vasto sostegno di fronte all’idea di individuare nuovi percorsi che possano contribuire tanto ad attenuare nuove tensioni” venute in essere con Ankara quanto a trovare un’intesa su questioni che alimentano le tensioni stesse.
Ankara rimane uno degli attori principali per le tensioni Siria e in Libia, e soprattutto per questo Bruxelles mira a conservare un dialogo costruttivo con la Turchia, che proprio dall’instabilità in questi due Paesi trae forza per ricattare l’UE con l’arma degli sfollati e dei migranti. Per l’UE trovare una soluzione ai motivi di scontro nel Mediterraneo orientale potrebbe contribuire in effetti anche a “sbloccare” altre questioni relative al coinvolgimento turco sia in Siria che in Libia.
“Vediamo la Turchia come un Paese importante per l’Unione europea, con cui continuare ad avere relazioni bilaterali, se pure nel rispetto dei valori e dei principi dell’Unione europea” degli. I titolari degli Esteri hanno inoltre invitato la Turchia “a ricoprire un ruolo attivo per trovare una soluzione politica e pacifica al conflitto libico”, in linea dunque con gli obiettivi sottoscritti da Ankara nel quadro del processo di Berlino. Come Unione europea, sottolinea Borrell, “abbiamo fatto la nostra parte”, anche se sono costanti le violazioni dell’embargo sulle armi disposto dalle Nazioni Unite che l’operazione Irini è chiamata a monitorare.
Nonostante le numerose questioni di conflitto, l’UE considera la Turchia un partner irrinunciabile principalmente per il dossier migratorio e sostiene il Paese dal punto di vista economico per la gestione dei rifugiati dalla Siria. Proprio la scorsa settimana, il Parlamento europeo ha approvato lo stanziamento di ulteriori 485 milioni di euro per continuare a finanziare le due principali azioni di sostegno umanitario di Bruxelles in Turchia l’Emergency Social Safety Net (ESSN) e il Conditional Cash Transfer for Education (CCTE).
La condanna della riconversione di Santa Sofia
Le tensioni tra Bruxelles e Ankara si sono ulteriormente aggravate nel weekend, a fronte della decisione del presidente turco Recep Tayyip Erdoğan di riconvertire la Basilica di Santa Sofia, a Istanbul, patrimonio mondiale dell’UNESCO, in una moschea. Il Consiglio Esteri di oggi ha condannato la decisione turca di riconvertire “un monumento così emblematico in una moschea”. Santa Sofia è investita di un forte valore simbolico e storico. Inoltre, la decisione alimenterà ulteriori divisioni tra le comunità religiose in Turchia, “eliminerà i nostri sforzi per il dialogo e la cooperazione”. Ampio sostegno da parte dei titolari degli Esteri per “invitare le autorità turche a riconsiderare urgentemente e a modificare la loro decisione”, ha concluso ill capo della diplomazia europea.