Bruxelles – Sul filo del rasoio il presidente polacco in carica, Andrzej Duda, è stato rieletto per un secondo mandato di cinque anni al secondo turno delle elezioni presidenziali, svoltesi ieri (12 luglio). A due settimane dal primo turno (28 giugno), le urne confermano la presidenza nelle mani del partito nazionalista di Diritto e Giustizia (PIS), di Jarosław Kaczyński, molto vicino a Duda.
Con oltre il 99 per cento dei collegi scrutinati, dicono i dati della Commissione elettorale nazionale (PKW) il presidente polacco ha ottenuto il 51,21 per cento dei voti, imponendosi sull’avversario Rafal Trzaskowski. Sindaco di Varsavia, esponente di Piattaforma civica, il partito conservatore di centrodestra che era stato al governo dal 2007 al 2014, Trzaskowski è andato molto vicino a compiere una piccola rivoluzione in Polonia, ma si è fermato al 48,7 per cento dei voti.
Da Bruxelles occhi puntati sulle presidenziali polacche, perché un’eventuale vittoria di Trzaskowski avrebbe potuto significare un cambio di passo nel Paese e un approccio più europeista delle politiche di governo. La politica portata avanti dal partito di Diritto e Giustizia, di cui per molti Duda è un esecutore, è stata fortemente criticata da molti Stati dell’Unione europea e la conferma di Duda, al potere dal 2015, per i prossimi cinque anni potrebbe scatenare nuove frizioni con l’Unione europea, preoccupata soprattutto per la tenuta dello stato di diritto e per l’indipendenza del sistema giudiziario, sempre più soggetto al potere esecutivo. È di gennaio l’ultima approvazione di una legge che permette al governo di punire con licenziamenti i giudici che ne criticano le riforme giudiziarie o la nomina di cariche pubbliche, e che impedisce ai giudici di svolgere qualsiasi attività pubblica in chiave politica. La Polonia è una Repubblica parlamentare e dunque il presidente ha pochi poteri, ma può bloccare le leggi che ritiene antidemocratiche. Con un nuovo presidente in carica, il partito di governo avrebbe avuto maggiori difficoltà a far passare progetti di legge poco in linea con l’idea di indipendenza del sistema giudiziario secondo l’ottica europea.
Nonostante la conferma di Duda, le urne restituiscono l’immagine di un Paese frammentato in cui inizia a emergere una base sociale desiderosa di un cambiamento. Gli ultimi giorni di campagna elettorale e di sondaggi si sono chiusi con un testa a testa tra i due candidati al ballottaggio. Il margine di vittoria non è infatti molto ampio e già il fatto che il presidente uscente non sia riuscito ad affermarsi al primo turno per molti è sintomo di un’inversione di rotta nel Paese. Al primo turno il presidente in carica aveva ottenuto il 43,7 per cento dei voti, mentre Trzaskowski si era piazzato al secondo posto con il 30,4 per cento dei voti.
Le elezioni in Polonia si sono svolte oltre un mese dopo rispetto a quanto inizialmente previsto a causa del Covid-19. Fissata in un primo tempo il 10 maggio, in piena emergenza sanitaria, la convocazione alle urne in tempi così particolari è stata fortemente criticata tanto dalle opposizioni che dall’Unione europea. Entrambi critici principalmente sul sistema di voto per corrispondenza che avrebbe potuto limitare l’affluenza al voto senza garantire elezioni universali, democratiche e uguali.