Bruxelles – “Rendere nuovamente forte l’Europa insieme, questa è la missione della nostra presidenza”. Angela Merkel mostra la sua vocazione europeista, a cui rende omaggio con la visita al Parlamento europeo, “la prima visita pubblica dall’inizio della pandemia”, non tanto per illustrare il programma della presidenza tedesca del Consiglio UE, quanto per sancire un patto politico con l’Eurocamera. La cancelliera tedesca riconosce la centralità del Parlamento, e centrale vuole renderlo in questi sei mesi. “Vi chiedo di essere mediatori, aiutare a raggiungere compromessi e rafforzare la coesione” politica dell’Europa. “Vogliamo un’Europa a prova di futuro”.
L’Aula le tributa applausi in più occasioni. Ma è soprattutto al momento di chiusura che la cancelliera tedesca riceve la standing ovation dei presenti, da cui si congeda ricordando che “l’Europa se è compatta e coesa è capace di fare grandi cose”, e sottolinea come in questi tempi difficili di pandemia e recessione “insieme per la ripresa dell’Europa intende essere il nostro motto”. Il meccanismo per la ripresa si colloca quindi ai primi posti dell’agenda di Merkel e del suo governo. “Non c’è tempo da perdere, perché ci rimettono i più vulnerabili”. I negoziati tra Stati membri non possono durare all’infinito, “dobbiamo farcela entro l’estate, concentrandoci sui giovani, il futuro dell’Europa” e coloro che più di tutti stanno già pagando la crisi innescata dalla diffusione del Coronavirus.
Le cinque priorità che Merkel individua per il semestre di presidenza tedesca sono la difesa dei diritti fondamentali, la coesione a tuttotondo dell’UE, le politiche di sostenibilità e di contrasto ai cambiamenti climatici, il digitale e le azioni per rendere l’Europa in grado di cavarsela da sola sullo scacchiere internazionale. Per ognuna di queste priorità c’è qualcosa su dover lavorare. Ma il concetto di base è lo stesso. “Viviamo in momenti di grande sconvolgimento”, che fanno sì che “l‘Europa deve poter contare su se stessa”, in ogni settore. “Abbiamo bisogno di una forte politica estera e di sicurezza europea”, c’è bisogno di “un’economia verde con imprese forti, che garantisca la competitività” dell’UE e delle sue economie, e anche per quanto riguarda il comparto digitale “dipendiamo troppo da Paesi terzi, occorre dobbiamo diventare autonomi”
La Germania intende lavorare per tutto questo. Anche su altro, perché le sfide non si esauriscono qui. C’è l’addio britannico. C’è intenzione di “continuare a spingere per una buona soluzione, che sia attuabile già a novembre” nel rispetto dei calendari stabiliti con Londra, ma “dobbiamo anche prepararci allo scenario di un possibile accordo mancato”. Quindi c’è la Cina, da trattare come partner e concorrente. Ancora, c’è l’allargamento. “Vogliamo confrontarci con Albania e Macedonia del Nord, e dare ai Balcani occidentali una prospettiva europea”.
Merkel sa che tutte le attenzioni sono su di lei, la leader più longeva, al comando da più tempo. E’ consapevole che l’Europa è disunita, scossa dalla recessione peggiore di sempre e da una Brexit dagli sviluppi e dalle conseguenze imprevedibili. Ma arriva alla presidenza tedesca del Consiglio dell’UE nel momento della sua minore forza politica. Ciò nonostante mostra di essere ancora una leader vera, non curante delle vicende interne, e intende prendere per mano l’Europa. Si dice pronta ad assumersi le responsabilità, e di lavorare non da sola, ma con tutti quelli che lo vorranno per tutti quanti.
Riconosce centralità al Parlamento europeo perché dall’Europa vuole ripartire. “L’Europa non è solo l’eredità del passato, è speranza e visione per il futuro. Non è qualcosa che ci è stato lasciato, ma qualcosa di vivo che dobbiamo modellare”. Lo dice all’Aula, perché con questa si possa rilanciare il progetto comune. E’ agli europeisti che siedono in Europa si rivolge. “Dobbiamo dimostrare il valore aggiunto dell’Europa di fronte ai populisti che non aspettano altro che abusare della crisi”.
Un’unione pro-europea in Europa è quanto mai doverosa vista la trazione euro-critica di alcuni governi. E il processo decisionale, riguarda tutti. “Vi sono posizioni divergenti tra gli Stati membri. È essenziale arrivare a un compromesso. Non dipende solo dai capi di Stato e di governo, ma anche dalla cooperazione con voi”. Al Parlamento quindi promette che lavorerà, per quanto possibile, alla modifica istituzionale. “Dobbiamo riflettere se vogliamo preservare o meno il voto all’unanimità sulla politica estera e di sicurezza comune”.
Quindi parla del suo amore personale per Beethoven, la cui nona sinfonia ha offerto l’inno dell’UE. “Ogni volta che lo ascolto scopro qualcosa di nuovo”, e l’Europa, dice, è come il noto compositore. “La scopro di nuovo ogni giorno”. E intende farla riscoprire a tutti.