Bruxelles – L’opzione più compatibile con l’obiettivo di neutralità climatica entro il 2050. Sviluppare un’economia dell’idrogeno pulito, o idrogeno verde, è parte centrale della strategia europea per decarbonizzare il mix energetico dell’Unione e soddisfare gli obiettivi del Green Deal tagliando le emissioni di CO2. Nella nuova strategia presentata oggi, la Commissione europea mira a far crescere l’idrogeno fino al 13-14 per cento del mix energetico complessivo dell’Unione entro il 2050. Attualmente rappresenta meno del 2 per cento e secondo le stime oltre il 90 per cento è prodotto da fonti fossili, che dunque producono emissioni.
L’UE intende invece sostenere lo sviluppo di un mercato dell’idrogeno pulito, prodotto da fonti rinnovabili, attraverso tappe ben definite fino ad arrivare al 2050. Per aumentare la produzione di idrogeno verde, Bruxelles intende promuovere un aumento massiccio della produzione di elettrolizzatori, necessari per la trasformazione di energia rinnovabile (eolica e solare, soprattutto) in idrogeno ‘verde’, attraverso un processo di elettrolisi dell’acqua. “Servirà installare elettrolizzatori più diffusi e con capacità maggiori”, ha spiegato la commissaria europea all’Energia Kadri Simson in conferenza stampa, rivelando che nel quadro di Orizzonte 2020 l’Esecutivo lancerà il prossimo anno un bando per la costruzione di un elettrolizzatore con capacità di 100 Megawatt.
Entro il 2024 l’UE punta a installare elettrolizzatori per almeno 6 Gigawatt producendo un milione di tonnellate di idrogeno da rinnovabili (oggi l’Europa conta meno di un Gigawatt), per arrivare poi a 40 Gigawatt entro il 2030 per una produzione di almeno 10 milioni di tonnellate di idrogeno verde. In questa seconda fase (dal 2024 al 2030) l’obiettivo sarà quello di estendere gradualmente il ricorso all’idrogeno pulito a molti comparti industriali, soprattutto quelli più legati alle fossili e più difficili da decarbonizzare. A questi saranno indirizzati gli investimenti europei. Nella proposta della Commissione europea, che Eunews aveva anticipato nelle scorse settimane, si menzionano nello specifico i settori siderurgico, trasporti (marittimi, aerei e su gomma) e anche della chimica.
Per l’Italia significa una grande opportunità per la riconversione dell’Ilva di Taranto in un impianto a idrogeno, grazie ai fondi europei. Servirà tempo e serviranno risorse, ma Frans Timmermans è convinto che “riusciremo a dare un futuro sostenibile a Taranto mantenendo allo stesso tempo la produzione di acciaio in Europa e dando un’aria molto più pulita alla popolazione di Taranto”. Acciaio sì, ma verde. Il vicepresidente esecutivo in capo al Green Deal rivela in conferenza stampa di averne già discusso “con il governo italiano, che sta adesso pensando a progetti per i prossimi vent’anni”. La riconversione degli impianti alimentati oggi a carbone per la produzione di ‘acciaio verde’ richiederà molto tempo ma “mi auguro che il governo italiano abbia questo interesse a lavorare con noi e usare anche le risorse del Just transition fund” e di altre possibilità messe a disposizione dall’UE, ha aggiunto Timmermans parlando in italiano.
Idrogeno verde, ma non solo. Per arrivare al 2050 con un mercato dell’idrogeno pulito “maturo” e con una produzione su larga scala, occorre attraversare un periodo transitorio. La Commissione prevede che “nel breve e medio termine” l’idrogeno a base fossile a basse emissioni di carbonio, il cosiddetto idrogeno “blu”, ottenuto dal gas naturale con cattura e stoccaggio del carbonio (CCS, Carbon capture and storage), sarà funzionale per ridurre le emissioni attualmente prodotte e favorire la transizione verso un’economia dell’idrogeno completamente rinnovabile al 2050.
Investimenti e incentivi mirati per trainare la produzione e il consumo di idrogeno verde, riducendone i costi. In questo percorso fino al 2050 servirà infatti rendere l’idrogeno rinnovabile economicamente più competitivo rispetto a quello prodotto dalle fossili, stimolando “un circolo virtuoso di aumento di domanda e offerta”. Per contribuire a realizzare questa strategia, la Commissione ha lanciato oggi l’Alleanza europea per l’idrogeno pulito con i leader del settore, la società civile, i rappresentanti dei governi nazionali e regionali e la Banca europea per gli investimenti, che servirà ad incanalare investimenti per la produzione su larga scala e sostenere la domanda in UE.
L’idrogeno svolgerà un ruolo chiave anche nel rendere il sistema energetico dell’Unione europea meglio integrato e più flessibile. A questo proposito, la Commissione ha presentato oggi anche la sua strategia per l’integrazione dei sistemi energetici, che fornirà il quadro per la transizione verde e in cui l’idrogeno pulito avrà un ruolo chiave. Nell’idea del Berlaymont, un sistema energetico più collegato e flessibile sarà anche più efficiente e ridurrà i costi per l’Europa. La strategia si configura attraverso tre pilastri: lo sviluppo di un sistema energetico più circolare, con meno sprechi e più efficienza; l’aumento della capacità europea di elettrificazione diretta; e visto che non è possibile elettrificare tutti i settori, la strategia promuoverà anche i carburanti puliti, l’idrogeno rinnovabile, i biocarburanti e il biogas.
Le reazioni
“Investire sul futuro”. Questo rappresentano per Paolo Gentiloni, commissario all’Economia, le due proposte presentate oggi dall’Esecutivo europeo. Non si fanno attendere però accuse di poca ambizione da parte dei più critici del gas naturale. Il gruppo dei Verdi, contrario alla possibilità di continuare a ricorrere a breve e medio termine all’idrogeno blu, chiede “ingenti investimenti in idrogeno verde, prodotto interamente da energia rinnovabile”. “La strategia dell’idrogeno avrebbe dovuto essere una strategia al 100% di idrogeno verde”, accusa Damien Careme.
“Finalmente l’Europa guarda al futuro e investe sull’idrogeno. Salutiamo sicuramente con grande entusiasmo la strategia sull’idrogeno e sull’integrazione settoriale per alimentare un’economia neutrale dal punto di vista climatico, tuttavia mettiamo in guardia dai tentativi del green washing di alcune lobby che vorrebbero far rientrare dalla finestra le fonti fossili”, ammonisce l’europarlamentare del Movimento 5 Stelle Eleonora Evi.