Bruxelles – Ci mette la faccia. Sbagliando. Ursula von der Leyen commette l’errore di prendere parte in prima persona alla campagna elettorale del partito di centro-destra croato, con tanto di sfondo inequivocabile che la ritrae all’interno della Commissione europea e la bandiera dell’UE. E’ la prima volta che un presidente dell’esecutivo comunitario rompe il ruolo ‘super-partes’ per partecipare in modo diretto alle vicende politico-elettorali di uno Stato membro.
#SigurnaHrvatska pic.twitter.com/I4p7IxqGQ9
— HDZ (@HDZ_HR) July 3, 2020
L’Unione cristiano-democratica (HDZ), il partito del primo ministro croato Andrej Plenkovic aderente al Partito popolare europeo (PPE), ha deciso di ideare una campagna con esponenti partner di altri Paesi a scandire lo slogan elettorale “sigurna hrvatska” (traduzione: “Croazia sicura”). Hanno aderito i primi ministri di Austria, Lettonia, Bulgaria, il presidente del PPE, il capogruppo del PPE, ma soprattutto la presidente della Commissione europea, oltretutto la prima a intervenire nella speciale clip realizzata.
Ursula von der Leyen appartiene alla CDU ed è dunque donna del PPE, ma essendo l’Unione europea un’organizzazione sovra-nazionale logica e prassi vogliono che chi vi lavora, a qualunque livello, rispetti il rango extra-nazionale. La tedesca oltrepassa i limiti, ed ecco la presidente di Commissione europea ‘sponsorizzare’ le elezioni di un partito politico amico in uno Stato membro.
Questa iniziativa scatena le critiche. Dal Parlamento europeo la socialdemocratica Evin Incir accusa von der Leyen di comportamento “totalmente folle e inaccettabile”. Il capogruppo della Sinistra radicale (GUE), Martin Schierdewan, attacca. “Il presidente della Commissione non dovrebbe essere bipartisan nel suo ufficio? O è un presidente di commissione solo per i conservatori?” Così facendo “ha violato il Codice di condotta della Commissione”.
The President recorded a short sound bite for use in a video involving a number of EPP politicians. It was meant as a contribution in her personal capacity. Regrettably, this was not made clear in the final version of the video.
— Eric Mamer (@MamerEric) July 5, 2020
Il capo del servizio dei portavoce, Eric Mamer, prova a fare chiarezza. Ma il suo intervento serve solo a confermare che si è trattato di una goffa iniziativa, finita come peggio non si potrebbe. “Voleva essere un contributo nella sua capacità personale” e non nella veste di capo dell’esecuitvo comunitario. “Purtroppo, questo non è stato chiarito nella versione finale del video”.
Dai Verdi piovono critiche anche ai servizi e allo staff della Commissione. “Sembra che i consulenti privati di von der Leyen assunti per i consigli sui social media non siano stati in grado di dirle che apparire in un video di campagna politica del partito per l’HDZ della Croazia alla vigilia delle elezioni non è probabilmente una buona idea“, il commento critico di Ernest Urtasun.
Mamer riconosce che “sono stati commessi diversi errori da più parti“, e che la stessa von der Leyen “è stata messa al corrente del suo errore“. Dunque, l’errore c’è, è anche di von der Leyen, ma verrebbe da pensare che sia soprattutto suo, in quanto capo di tutta la struttura. Invece hanno sbagliato tutti, attorno a lei, a Bruxelles come a Zagabria, dove il video è stato montato una volta girato. “il video non avrebbe dovuto contenere lo sfondo rappresentante il Berlaymont”, l’edificio sede della Commissione Ue, continua Mamer.
Nella capitale dell’UE si parla di “errori tecnici“, tralasciando l’aspetto politico della vicenda, che invece è tutta squisitamente politica. Si difende poi il diritto della presidente della Commissione europea a esprimersi a titolo personale, senza entrare nel merito di quali siano i limiti di tale diritto. Anche qui, tra la diretta interessata e il suo staff, si dovrebbe capire che il ruolo impone cautela e attenzione a come, quando e dove esprimersi.