Bruxelles – L’avvio effettivo dei negoziati per l’adesione in UE di Macedonia del Nord e Albania è sempre più vicino. La Commissione europea ha presentato ieri al Consiglio la sua proposta di quadro delle negoziazioni per l’avvio vero e proprio del dialogo con Skopje e Tirana.
Olivér Várhelyi, commissario europeo all’allargamento e vicinato, lo aveva promesso al termine dell’ultimo summit tra i capi di stato e governo in cui si è discusso del tema: l’obiettivo della Commissione a guida Ursula von der Leyen è quello di iniziare quanto prima a lavorare sul quadro delle negoziazioni e avviare in concreto i negoziati per l’adesione, perché richiederanno molto tempo.
Era il 26 marzo e adesso, dopo mesi di stallo a causa del veto della Francia e di una piccola minoranza di Paesi (che hanno negato l’apertura dei negoziati a giugno e ottobre 2019), il processo di allargamento dei confini europei sembra ora aver ripreso a correre, a discapito della pandemia di Covid-19 che ha rallentato invece molti dei dossier aperti sul tavolo europeo.
Ma per un nuovo allargamento a est dei confini europei ci vorranno anni, i tempi di adesione variano molto da Paese a Paese e tanto dipenderà da come saranno recepite da questi le richieste di Bruxelles di modifica ai loro ordinamenti, in termini di riforme fondamentali e strutturali che riguardano stato di diritto, funzionamento delle istituzioni democratiche e pubblica amministrazione (per citarne alcune). Al Consiglio europeo di marzo, i capi di stato e governo hanno dato mandato alla Commissione europea di lavorare sui quadri del negoziato, i quali definiscono princìpi e orientamenti che regolano i vari capitoli negoziali dell’adesione per ciascun Paese (esempi di capitoli negoziali: magistratura, diritti fondamentali e giustizia, libertà, sicurezza). Al momento i termini di questi quadri non sono noti, saranno resi pubblici solo in un secondo tempo. In questa fase, i Paesi che aspirano a entrare in UE di fatto dovranno adottare nei propri ordinamenti il famoso acquis dell’Unione europea, ovvero l’insieme dei diritti, degli obblighi giuridici e degli obiettivi politici che vincolano l’insieme dei Paesi dell’UE.
Sui loro progressi monitorerà Bruxelles e sarà poi l’insieme dei governi europei a decidere se i Paesi abbiano o meno incontrato gli standard europei e i suoi requisiti. Nella nuova metodologia sull’allargamento della Commissione europea, presentata a inizio anno dietro sollecito della Francia, è stata inclusa anche una clausola di inversione, ovvero la possibilità per l’UE di punire rallentamenti nel portare a compimento le riforme, in particolare quelle legate allo stato di diritto. A quel punto, l’Unione europea potrebbe sospendere o addirittura azzerare interi capitoli del negoziato, facendoli ripartire da zero.