Bruxelles – L’onda verde che ha travolto la Francia alle ultime elezioni municipali comincia a farsi sentire. Il neoeletto sindaco di Lione, l’ecologista Grégory Doucet, in un’intervista al quotidiano La Stampa ha riaperto il dibattito sulla TAV, la Torino-Lione, il collegamento ferroviario tra Francia e Italia ancora in fase di completamento. Per il sindaco verde “esiste già un’infrastruttura ferroviaria” che collega le due città, “è sufficiente ed è su quella che dovremmo investire”. Lo definisce “un progetto sbagliato” su cui non ha senso insistere. E aggiunge con toni netti: “Bisogna fermare la TAV”.
Al neosindaco della città francese di 500 mila abitanti è ben chiaro che la decisione sul progetto non spetta né a lui né al sindaco di Torino, sono i governi francese e italiano insieme all’Unione europea che avranno l’ultima parola. Ma a questi lancia un messaggio: “Ora che sono alla guida della mia città, credo di dover dire la mia opinione”.
A fargli eco anche Tiziana Beghin, capodelegazione del Movimento 5 Stelle all’Europarlamento. “Non bisogna insistere su un progetto sbagliato, inquinante e dai costi esorbitanti, così come ammesso qualche settimana fa persino dalla Corte dei Conti europea”. Per Beghin il fatto che le due città collegate dalla TAV “siano concordi nell’ammettere il fallimento di questo progetto non è un fatto trascurabile. Le opere infrastrutturali devono servire ai territori e ai cittadini e non essere imposte contro il loro volere. Non è mai troppo tardi per cambiare idea”. Il Movimento 5 Stelle ha fatto negli anni della contrarietà alla TAV una delle sue principali battaglie ideologiche. Motivo di scontro tanto con la Lega, con cui i pentastellati sono rimasti al governo fino all’agosto del 2019, tanto con l’attuale maggioranza di governo con il Partito democratico, favorevole al completamento del progetto. “La pandemia deve farci cambiare le nostre priorità: investiamo quei miliardi nella sanità, nella transizione energetica e in infrastrutture che servano davvero ai cittadini, così come suggerito dal sindaco di Lione” aggiunge Beghin.
La deputata cita l’ultima relazione speciale della Corte dei Conti realizzata su otto megaprogetti infrastrutturali in costruzione pensati per collegare l’Unione europea. Tra questi anche la linea ferroviaria Torino-Lione. Ma è vero che la Corte dei conti europea ha definito l’opera “sbagliata, inquinante e dai costi esorbitanti”? Non proprio, sicuramente non in questi termini. Costi aggiuntivi ce ne sono e sono in tanti a citarli tra gli elementi negativi. Negli anni le stime sui costi sono lievitate passando da 5,2 miliardi di euro agli attuali 9,6 miliardi di euro, ma questo perché nel corso degli anni il progetto è cambiato e la cifra originaria si riferisce a una infrastruttura di base con una sola galleria, mentre il progetto attuale ne prevede due. Sull’aumento dei costi influisce senza dubbio anche il ritardo nel suo completamento. Secondo l’analisi della Corte, il completamento dell’opera sarebbe al momento in ritardo di 15 anni ed è verosimile che non sia pronto entro il 2030, come al momento previsto.
C’è da dire però che fino ad ora sono state effettuate sette analisi dei costi benefici congiunte, tutte con esiti positivi. Mentre il governo italiano, senza consultare né Francia né Commissione europea, ha voluto eseguire nel 2018 una nuova valutazione del progetto, da cui è emerso un valore attuale netto dell’investimento negativo, pari a – 6,9 miliardi di euro. Nei fatti significa che i costi dell’opera sarebbero molto superiori ai benefici. Ma da Bruxelles vengono evidenziate “debolezze” nella metodologia usata dal governo italiano per elaborare questa analisi, quindi di fatto per l’Unione europea ha poca importanza.
A molti, sindaco di Lione e Movimento 5 stelle compresi, preme anche l’impatto ambientale della costruzione dell’opera, nonostante il trasporto su ferro sia di fatto meno inquinante rispetto a molti altri mezzi di trasporto. Su questo la Corte gli dà ragione, benefici dal punto di vista ambientali ci saranno solo 25-50 anni dopo la fine dei lavori. I revisori di Lussemburgo citano le stime del gestore dell’infrastruttura francese risalenti al 2012 secondo cui la costruzione del collegamento transfrontaliero Lione-Torino, insieme alle relative linee di accesso, avrebbe generato 10 milioni di tonnellate di emissioni di carbonio e l’opera non “produrrà un beneficio netto in termini di emissioni prima di 25 anni dopo l’inizio dei lavori”. La Corte si spinge oltre e secondo gli esperti da loro consultati “le emissioni di CO2 verranno compensate solo 25 anni dopo l’entrata in servizio dell’infrastruttura”.
Non si fa attendere la replica della ministra per le Infrastrutture e i Trasporti, Paola De Micheli, alle parole del sindaco di Lione. “Il cantiere sta andando avanti e noi, a breve, consentiremo a tutti i sindaci, anche a quelli che hanno votato contro Tav, di potere accedere ai finanziamenti di compensazione ambientale”. Sull’importanza dell’opera la titolare del MIT è categorica: “Credo che l’alta velocità Torino-Lione serva perché è in ballo un corridoio europeo e quindi consente a tutto un Paese di collegarsi a quel corridoio. Credo che l’Italia debba stare dentro quel sistema infrastrutturale europeo, è una ragione importante”.