Bruxelles – Diritto e giustizia (PiS) non trova il sostegno desiderato dei polacchi, e ora il partito di governo dovrà giocarsi al ballottaggio le chance di vittoria. Le elezioni presidenziali in Polonia, tenute ieri (28 giugno) con circa 40 giorni di ritardo rispetto al previsto a causa della pandemia di COVID-19, hanno confermato comunque la formazione sovranista di Jarosław Kaczyński e del presidente uscente Andrzej Duda primo partito del Paese con il 43,7% dei voti, con oltre il 99% dei voti scrutinati. Al secondo turno se la dovrà vedere con il sindaco di Varsavia, Rafał Trzaskowski di Piattaforma civica, il partito liberal-conservatore del presidente del Partito popolare europeo (PPE) ed ex presidente del Consiglio europeo, Donald Tusk, che ha ottenuto il 30,3% dei voti.
L’esito elettorale è un segnale al partito saldamente al comando da anni nel Paese. I polacchi non premiano per ora la classe politica al potere, segno che la fiducia si è incrinata, come testimonia anche l’aumento significativo dei votanti, passati dal 49 al 63%. Duda era il candidato favorito e dato per molti come probabile vincitore, ma così per ora non è stato. Occorreva raggiungere il 50% più uno dei voti per essere eletto a capo dello Stato. Il momento della verità è fissato per il 12 luglio, data indicata per il ballottaggio, ed in questo periodo Piattaforma civica potrebbe formare alleanze importanti con un paio di altre forze di opposizione che, messe insieme, potrebbero portare Trzaskowski anche al 50%.
PiS in questi anni ha portato avanti una politica considerata come da molti lesiva di diritti fondamentali e Stato di diritto, che ha prodotto tensioni e scontro con l’Unione europea. Il presidente della Repubblica ha poteri limitati, ma può bloccare tutte le proposte di legge che ritiene anti-democratiche. Una prerogativa mai esercitata da Duda, in carica dal 6 agosto 2015 e alla ricerca del suo secondo e, secondo la Costituzione polacca, ultimo mandato.