Bruxelles – Le risorse dell’UE per la ripresa serviranno per le riforme. Valdis Dombrovskis vuole spazzare via dubbi e resistenze di chi ancora impedisce l’avanzamento negoziale sul pacchetto volto a rilanciare l’Unione dopo la recessione innescata dalla pandemia di COVID-19, e ricorda che i contributi europei non saranno un assegno in bianco.
“La nostra ripartenza avrà bisogno di più supporto”, premette il vicepresidente esecutivo della Commissione europea nel suo intervento alla 18esima conferenza europea sui servizi finanziari. “Ecco perché la Commissione europea ha proposto un fondo di recupero combinato al bilancio dell’UE. La maggior parte di questi fondi aiuterà gli Stati membri nelle riforme e nella ripresa”.
Parole utili a convincere i Paesi cosiddetti ‘frugali’, che non vogliono concedere aiuti ai Paesi più indebitati per il rischio di vedere risorse perdute. Austria, Svezia, Danimarca e Paesi Bassi vogliono prestiti da restituire, al posto di garanzie pagate dall’UE, e quindi da contributi nazionali non recuperabili. Un messaggio però anche a chi questi solidi li vuole, come l’Italia, per chiarire che cosa si deve fare per averli.
Dombrovskis è consapevole che “per qualcuno non c’è spazio fiscale”, e dunque il sostegno così come concepito è la soluzione migliore per dare respiro e ripartire, con l’economia e le riforme. Ricorda che queste sono la garanzia per il futuro. Riforme fatte bene implicano la prospettiva di meno aiuti nell’avvenire. Ma i frugali non cedono, e ne fanno una questione giuridica. Si appellano ai trattati, e sostengono che l’Ue non può usare i soldi raccolti sui mercati per fare spesa corrente, ma solo per concedere prestiti.
Il vicepresidente esecutivo della Commissione UE intanto si rivolge alle imprese. “Vogliamo aiutarle a ricapitalizzarle”. E annuncia interventi in tal senso, che verrano presentati nei prossimi mesi.