Bruxelles – Un accordo Regno Unito-UE è ancora possibile e auspicabile. Di questo Michel Barnier è convinto, soprattutto perché Londra ha accettato nelle scorse settimane di intensificare il dialogo nel corso dei mesi estivi, a partire dalla prossima settimana, per accelerare i negoziati e trovare un accordo per tempo.
Da parte di Bruxelles i problemi sono sempre gli stessi, non riguardano tempi o modalità ma guardano alla sostanza. “Il Regno Unito continua a tornare indietro sugli impegni assunti nella dichiarazione politica” sottolinea il capo negoziatore UE per la Brexit partecipando ieri sera a un webinar dell’European Policy Centre nel giorno in cui ormai quattro anni fa il Referendum sulla Brexit ha cambiato le sorti di Regno Unito e Unione europea. E se è vero che la dichiarazione politica controfirmata da Londra e Bruxelles non è vincolante, il documento è stato studiato al livello più alto. Ogni virgola è stata letta e concordata con il primo ministro britannico Boris Johnson. Per questo non si spiega la reticenza di Londra a trovare compromessi su quelle materie più delicate – level playing field, accordo separato per la pesca, governance condivisa – su cui ancora un accordo sembra lontano. Nelle prossime settimane, a Bruxelles servirà un segnale di conferma da parte di Londra sulla volontà anche da parte loro di finalizzare un accordo entro il 2020.
La palla ora è nelle mani del Regno Unito che per Bruxelles “non ha mostrato alcuna volontà di impegnarsi” e soprattutto è categorica nel rifiutare l’estensione del periodo transitorio oltre il 31 dicembre 2020. Il vero momento della verità ci sarà ad ottobre, dice Barnier, “quando dovremo presentare una bozza di accordo al Parlamento europeo e al Consiglio se vogliamo ratificarlo entro la fine dell’anno”. Sta di fatto che ormai è stata ampiamente superata la metà del tempo che le due parte si sono imposte per i negoziati, “ma non siamo affatto a metà del lavoro necessario per raggiungere un accordo” ripete Barnier. E il tempo stringe.
L’ipotesi di una ‘hard Brexit’, una Brexit senza un deal, è ancora sul tavolo anche se Barnier ripete quanto accennato già settimana scorsa di fronte all’Europarlamento riunito in plenaria. “Faremo tutto il necessario per trovare un accordo”, senza però sacrificare gli interessi dell’UE a solo beneficio del Regno Unito, che “vuole mantenere tutti i vantaggi” di una partnership speciale nell’ambito del mercato unico “senza alcun obbligo”. “Il nostro dovere sarà sempre quello di proteggere gli interessi dei cittadini e delle imprese dell’UE”.
Richiama però alla responsabilità di trovare “un accordo intelligente”, limitando gli shock sul mercato unico dell’uscita del Regno Unito. Una Brexit senza accordo rappresenta uno svantaggio per entrambe le parti, ma soprattutto per il Regno Unito “che senza un deal sarebbe più colpito dell’UE”. Secondo Barnier, in uno scenario di hard Brexit, “ci saranno controlli per tutti i beni che entrano nel mercato unico dal Regno Unito”, il che significa anche tariffe e quote. Attraverso i negoziati l’obiettivo è quello di stabilire una relazione commerciale paritaria e libera, priva di concorrenza e anche senza tariffe né quote. “La differenza con o senza un accordo è enorme” chiosa il capo negoziatore, .