Roma – Fissata la data del Consiglio europeo di luglio, il governo Conte ora deve accelerare sul piano di rilancio per mettere le richieste dell’Italia nel binario giusto del negoziato sul Next generation EU. Trattativa che già in questi giorni sta muovendo dei passi importanti con una serie di incontri bilaterali con l’obiettivo di chiudere l’intesa nel vertice del 17 e 18 luglio. Oltre ai colloqui ufficiali del presidente del Consiglio Charles Michel con i capi di governo, si stanno muovendo anche le diplomazie dei 27 per allentare i nodi e smussare le divergenze.
Tasselli importanti anche per l’Italia che ha accolto i ministri degli esteri, della Germania, Heiko Maas e dei Paesi bassi Stef Blok, rappresentanti di due Paesi che possono essere determinanti in questa fase di costruzione delle alleanze. Da una parte la Germania tiene a questo traguardo per il suo semestre di presidenza e per altri versi è una sponda importante verso il ‘paesi nordici’, più ostili al progetto della Commissione.
Sul tema cruciale della composizione delle risorse e sulla necessità di trovare l’accordo, ieri Blok dopo l’incontro con i ministri Luigi Di Maio ed Enzo Amendola, ha fatto alcune aperture, in linea con il premier Mark Rutte. Pur confermando la posizione contraria
Il ministro degli esteri Stef Blok nel centro di Romaa un debito comune per finanziare sussidi e dunque privilegiare l’opzione dei prestiti, ha detto che “il governo olandese è sincero nel suo desiderio di trovare un modo per fare progressi” ma l’intesa sul Recovery “può riuscire solo se i Paesi beneficiari saranno in grado di rendere le proprie economie competitive e le proprie finanze pubbliche sostenibili”.
Se dunque il piano di rilancio promesso da Conte, ricavato anche dalla lunga sessione di ascolto degli Stati generali della scorsa settimana, aveva generato delle aspettative positive a Bruxelles, l’idea di una riduzione dell’IVA ventilata questi giorni è stata accolta come una nota stonata. La rotta indicata da Bruxelles per accedere alle risorse del Next generation Eu, è chiara e contempla una serie di interventi strutturali nella pubblica amministrazione, la giustizia, semplificazione delle regole e investimenti per la transizione green e la digitalizzazione. Non si tratta di condizionalità di un’anacronistica troika ma solo la richiesta di riforme cruciali per reagire meglio alla crisi, mettersi sulla strada della crescita e dunque riagganciare prima possibile il percorso di riduzione del debito.
Restano dunque possibili anche interventi fiscali ma è il versante del lavoro e dunque il cuneo fiscale quello che andrebbe privilegiato. Concetto difeso dal ministro dell’Economia Roberto Gualtieri che sulla scorta dei feed back negativi giunti da Bruxelles, resta molto prudente ad intervenire sull’IVA. L’argomento è stato esaminato ieri durante il vertice con i capi delegazione dei partiti di maggioranza, riunione che ha registrato lo stallo anche su altri dossier ancora aperti come il rinnovo della concessione ad Autostrade, i nuovi assetti di Alitalia e Ilva.
Le stesse divergenze sull’accesso alla nuova linea di credito del MES per le spese sanitarie, tengono l’esecutivo in stand by, una posizione che di fronte alle sollecitazioni dell’Europa non mette l’Italia nelle condizioni migliori di affrontare il negoziato. Così come allarmano le ultime defezioni parlamentari, con l’uscita di due eletti nel Movimento 5 Stelle, la deputata Alessandra Ermellino e la senatrice Susanna Riccardi passata a gruppo della Lega e tenendo sul filo la maggioranza nell’aula di Palazzo Madama.