Bruxelles – Nessuna intenzione di accettare compromessi al ribasso. La proposta della Commissione di Next Generation EU da 750 miliardi di euro (500 in sovvenzioni e 250 in prestiti) è un buon punto di partenza, ma bisognerà fare di più in termini di ambizione, avere una visione lungimirante di futuro senza lasciare l’onere del debito alle generazioni future. Certamente il Parlamento europeo “non accetterà passi indietro” sulla proposta della Commissione, che rappresenta “la base minima di partenza”. David Sassoli si augura che al Consiglio europeo di oggi, se pure solo un primo incontro interlocutorio, i leader europei apprezzino il piano di ripresa messo sul tavolo da Ursula von der Leyen insieme al Bilancio, per iniziare già dalle prossime settimane una vera e propria negoziazione e discussione sul dettaglio della proposta.
“Siamo autorità di bilancio” ricorda in conferenza stampa, “non siamo disposti a rinunciare alle nostre prerogative di controllo e di indirizzo politico”. Il Parlamento ha apprezzato la proposta, ma non rinuncia alla possibilità di renderla più ambiziosa. Alcuni miglioramenti devono ancora essere apportati, in modo da garantire che le decisioni “fondamentali che adotteremo vadano a beneficio dei cittadini”, senza lasciare indietro nessuno. Nel suo tradizionale intervento in apertura al Consiglio europeo, il presidente del Parlamento ha ricordato ai leader di stato e di governo che sulle istituzioni europee grava oggi la responsabilità di lasciare in eredità alle generazioni future soluzioni permanenti sulle entrate, per un continente “finanziariamente sostenibile e più autosufficiente”, e non solo un debito da ripagare per sostenere la ripresa. A tal proposito, si è rivolto ai Paesi europei più rigoristi sottolineando che un intervento di ripresa solo attraverso prestiti potrebbe favorire “conseguenze asimmetriche sul debito dei singoli Stati Membri e sarebbe più costoso per l’Unione nel suo insieme”.
Se il piano Next Generation EU per sostenere la ripresa dalla crisi è riconosciuto dal capo del Parlamento europeo come ambizioso, la proposta di Quadro finanziario pluriennale ampliato (QFP) non soddisfa ancora le aspettative, “non è all’altezza delle priorità che ci siamo dati all’inizio di questa legislatura e che oggi sono ancora più urgenti”. La proposta della Commissione di Bilancio pluriennale ampliato (fino al 2 per cento del Reddito nazionale lordo dell’UE) “dovrebbe guardare ancora più in là”, sintetizza al termine del suo intervento. Ci sono ancora linee di bilancio “che devono essere modificate”, su cui assicura che la voce del Parlamento europeo si farà sentire, forte. Donne, giovani, lavoro sono alcune delle priorità di investimento per l’Europarlamento, su cui Sassoli intende essere inflessibile. “Non possiamo parlare di investire nei giovani e nel contempo non sostenere adeguatamente programmi come Erasmus+, così come non possiamo sostenere in modo efficace il Green Deal e la digitalizzazione riducendo la dotazione del meccanismo “Connecting Europe“.
Ancora più deciso nel ribadire che non ci sarà un accordo senza maggiore chiarezza da parte di Commissione e Consiglio UE sull’introduzione delle nuove risorse proprie dell’Unione europea e sui tempi per la loro attuazione. Per ora si parla, tra le altre, di carbon tax, web tax, e di una tassa sulle transazioni finanziarie, ma ancora non c’è nulla di scritto o definitivo. L’aumento del paniere delle risorse proprie dell’Unione è un “punto irrinunciabile” per il Parlamento, ma soprattutto un prerequisito indispensabile per qualunque accordo con le altre due istituzioni su Bilancio e piano di ripresa. “Vogliamo capire quali sono le imposte che la Commissione vuole introdurre e soprattutto i tempi per la loro attuazione”.