Roma – Per l’Italia è un passo in avanti nonostante restino divergenze tra i Paesi. “Sta maturando il giusto clima – ha riferito il presidente del Consiglio Giuseppe Conte nel pomeriggio – potremo raggiungere la meta: avremo un progetto di Recovery fund che prende il nome di Next generation EU che si coniugherà al Quadro finanziario pluriennale in un unico pacchetto. Non ci saranno Paesi che vincono o che perdono vincerà l’Europa con una risposta forte e coordinata all’altezza di questa recessione”.
L’obiettivo è dunque un’intesa nel prossimo summit, a metà del mese prossimo e probabilmente tutti e 27 nella grande sala circolare del Palazzo Europa e non più a distanza, protetti dagli schermi video.
Poco più di tre settimane per negoziare ancora tenendo conto delle posizioni registrate oggi. “La linea rossa resta quella della proposta iniziale, equilibrata e ben bilanciata tra sussidi e prestiti, toccarla significherebbe smontare un articolato progetto e scendere al di sotto non è accettabile per l’Italia e per tutti quei Paesi che hanno condiviso questa visione di ambio respiro”. Verso questo traguardo, Conte ha messo sul piatto i termini della posizione italiana e lanciato lancia suo ‘do ut des’ ai Paesi nordici contrari.
Secondo quanto si è appreso nel suo intervento il premier italiano ha mandato un messaggio piuttosto esplicito ai Paesi che in queste settimane hanno bombardato la proposta von der Leyen. L’Italia potrà avere un atteggiamento “più flessibile” nella partita degli “anacronistici Rebates”, ovvero gli sconti e i ristori sul bilancio, a cui diversi Paesi (in alcuni casi gli stessi che mettono i bastoni tra le ruote del Recovery) non vogliono rinunciare.
In sostanza, flessibilità chiama flessibilità, con Conte fermo nel chiedere di mantenere distinti i criteri di allocazione del Quadro finanziario pluriennale e quelli del Next Generation EU, ma tenendo le due proposte in un unico pacchetto. Spiegato meglio, pure l’Italia può esser capace di rendere la vita difficile ma l’obiettivo è l’opposto: non deve essere un gruppo di Paesi a prevalere ma l’Europa nella sua interezza, con la forza della sua proposta ambiziosa.
Non gli piace “la parola compromesso”, meglio lavorare per “una decisione politica ambiziosa” e dunque spinge per trovare l’intesa sulle due proposte Next generation Eu e il Quadro finanziario pluriennale entro il mese di luglio, e per “assecondare gli sforzi della Commissione per rendere disponibili alcune risorse già quest’anno”. Giuseppe Conte ha spiegato che “ora tocca al Consiglio europeo essere all’altezza della sfida al pari della Commissione e della BCE”.
Dunque anche il delicato tema dei tempi entrerà nel negoziato. I fondi previsti saranno disponibili l’anno prossimo “ma c’è la possibilità di un anticipo, per ora modesto – ammette – che speriamo diventi più consistente”. Tempi e strumenti che sono stati al centro di un confronto con il premier olandese Mark Rutte, il quale avrebbe suggerito all’Italia di utilizzare quelli già disponibili (SURE, BEI e MES). Al pessimismo olandese su un accordo entro luglio, Conte risponde che “nella trattativa non c’è nessun collegamento, si tratta di strumenti diversi ognuno con una sua logica” e che il Recovery plan “non è mai stato concepito con questa logica”. Poi “pessimismo e ottimismo sono reazioni personali e soggettive, e però – ha spiegato – Rutte ha preso atto che l’Italia sta facendo un percorso di rilancio”.
Ai partner ha assicurato che l’Italia è pronta a fare la sua parte e citando gli incontri degli Stati generali tuttora in corso, ha già avviato una consultazione nazionale con tutte le forze politiche, produttive e sociali per elaborare un piano di investimenti e riforme per migliorare il livello di produttività e di crescita economica.