Bruxelles – Dopo mesi di rinvii tra Commissione, Consiglio e Parlamento UE, ieri gli eurodeputati riuniti in plenaria hanno dato il via libera definitivo al regolamento per un classificazione degli investimenti sostenibili, nota anche come ‘tassonomia green’. In sostanza, la Commissione europea intende stabilire una serie di criteri e istituire un sistema di classificazione per definire cosa sia un’attività economica ‘verde’. In questo modo sarà più facile operare una selezione e orientare gli investitori, soprattutto del settore privato, a finanziare imprese e tecnologie più utili per la transizione verso un continente climaticamente neutro entro il 2050. Servirà inoltre ad aumentare gli investimenti nel settore.
Nel quadro del Green Deal, la Commissione europea ha stimato che l’UE avrà bisogno di circa 260 miliardi di euro all’anno di investimenti supplementari per raggiungere i suoi obiettivi climatici ed energetici per il 2030, che per il momento prevedono un taglio delle emissioni del 40 per cento rispetto ai livelli del 1990. Una quota non indifferente, soprattutto perché la Commissione europea punta a rendere i suoi obiettivi climatici ed energetici intermedi ancora più ambiziosi e prevede di modificarli a settembre, portando la riduzione delle emissioni al 50-55 per cento.
Un accordo sulla classificazione degli investimenti verdi ha l’ambizione di diventare un elemento chiave per quella rivoluzione sostenibile promessa dalla Commissione von der Leyen. Una volta approvato il quadro generale, adesso la Commissione dovrà stabilire entro la fine del 2021 dei criteri per individuare quali investimenti sono da considerarsi dannosi per l’ambiente e quali invece sono in grado di favorire la transizione. Nello specifico, al fine di escludere il mondo della politica da questa definizione, sarà un gruppo di tecnici ed esperti indipendenti a fornire una lista verde, per la prima volta comune nell’Unione europea.
Il quadro della tassonomia green riguarderà sei obiettivi specifici che l’Unione europea intende perseguire, nel contesto più generale del Green Deal: la mitigazione e l’adattamento ai cambiamenti climatici; l‘uso sostenibile e la protezione delle acque e delle risorse marine; la transizione verso un’economia circolare; la prevenzione e la riduzione dell’inquinamento; la protezione e il ripristino della biodiversità e degli ecosistemi. Per quanto riguarda la classificazione per i primi due obiettivi, la mitigazione dei cambiamenti climatici e l’adattamento ai medesimi, dovrebbe essere stabilita entro la fine del 2020 al fine di garantirne la piena applicazione entro la fine del 2021, mentre per gli altri quattro obiettivi bisognerà aspettare la fine del 2021.
Le attività abilitanti e di transizione
Il nodo più difficile da sciogliere in questi mesi di negoziati riguardava le attività di ‘transitioning’ e ‘enabling’, ovvero attività che non rientrano tra quelle verdi ma che facilitano la transizione (un caso delle attività abilitanti: per costruire una turbina serve il ferro, che non è sostenibile). L’accordo prevede che siano state inserite nella classificazione anche le due categorie in questione, di transizione e abilitanti, distinte da quelle propriamente ‘verdi’ ma comunque “ammesse”. Gas ed energia nucleare, su cui gli Stati si sono scontrati, per il momento potrebbero essere potenzialmente etichettati come attività abilitante o di transizione, pur nel rispetto del principio del “non fare danni significativi”. Per questo la Commissione ha preso l’impegno di aggiornare regolarmente i criteri tecnici di screening per le attività di transizione e di abilitazione.
Grande soddisfazione da parte di Valdis Dombrovskis, vicepresidente esecutivo della Commissione europea: “L’adozione del regolamento sulla tassonomia oggi segna una pietra miliare nella nostra agenda verde. Crea il primo sistema di classificazione al mondo di attività economiche sostenibili dal punto di vista ambientale, che darà una spinta reale agli investimenti sostenibili”. La notizia è accolta positivamente anche dall’Europarlamento. “È uno strumento fondamentale per una giusta transizione verso un’economia sostenibile in cui nessuno viene lasciato indietro”, scrive in una nota Simona Bonafè, europarlamentare dem e vice presidente del Gruppo S&D. Le nuove regole avranno “un impatto notevole sui fornitori di prodotti finanziari, sarà anche vitale per il settore pubblico” sottolinea Bas Eickhout dei Verdi. “I governi investiranno miliardi per contrastare gli effetti economici della crisi da Coronavirus e le regole serviranno a individuare i settori in cui investire per garantire che la ripresa sia veramente sostenibile”.