Bruxelles – Tassa digitale, gli Stati Uniti per il momento si chiamano fuori. L’amministrazione Trump ha fatto sapere di non aver interesse ad accelerare le trattative in sede internazionale, e non le riprenderà prima della fine di quest’anno. Una mossa che rischia contraccolpi in particolare per le relazioni transatlantiche. L’Europa non è disposta a rimanere a guardare, e lavora ad una sua proposta per l’imposizione di tasse sul web.
La giustificazione di questo stop è l’emergenza Coronavirus. “Questo è un momento in cui i governi di tutto il mondo dovrebbero focalizzare la loro attenzione sull’affrontare le questioni economiche derivanti da COVID-19“, spiega il segretario al Tesoro, Steve Mnuchin.
“Mi rammarico molto per la mossa degli Stati Uniti di frenare i colloqui internazionali sulla tassazione dell’economia digitale”, il commento di Paolo Gentiloni, commissario per l’Economia e la fiscalità, incaricato di mettere a punto una strategia di ‘digital tax’. L’auspicio è che quella statunitense sia “una battuta d’arresto temporanea piuttosto che uno stop definitivo”.
La linea della Commissione europea non cambia, assicura Gentiloni. L’esecutivo comunitario desidera una soluzione globale per introdurre la tassazione delle società digitali e ritiene che un accordo in sede OCSE sia la via da seguire. “Se ciò si rivelasse impossibile quest’anno, siamo stati chiari sul fatto che presenteremo una nuova proposta a livello dell’UE”. Il commissario italiano non si lascia intimorire. Anzi. “La Commissione è tutt’uno con tutti gli Stati membri che hanno fatto progressi con le proprie imposte sui servizi digitali. E se necessario, reagiremo come tali”.