Bruxelles – Il Consiglio europeo di venerdì sarà solo un primo dibattito orientativo sul Next Generation EU proposto dalla Commissione UE per la ripresa post-crisi. I capi di Stato e di governo, riuniti in videoconferenza, avranno modo di discutere i vari dettagli tecnici del pacchetto in preparazione al prossimo vertice di luglio, che secondo le intenzioni di Charles Michel si dovrà tenere in presenza fisica. Il presidente del Consiglio europeo spera in questo modo che il summit di luglio, sotto la presidenza di turno tedesca e prima della pausa estiva, possa essere quello decisivo per trovare un compromesso tra i Ventisette sulla proposta.
Lo confermano anche le parole di Nikolina Brnjac, rappresentante della Presidenza croata del Consiglio UE, intervenuta di fronte all’Eurocamera nel dibattito sul prossimo Consiglio europeo. Trovare un accordo quanto prima non solo sul Next Generation EU ma anche sulla proposta di Bilancio comunitario pluriennale (2021-2027) “non sarà di certo un compito da nulla”. Ma se l’obiettivo è quello di far entrare in vigore il Bilancio e il fondo di ripresa anti-crisi già a gennaio 2021, l’ambizione deve essere quella di trovare un orientamento politico comune tra i leader dei governi prima della pausa estiva, per poi lasciare al Parlamento europeo il tempo per approvarlo.
Il fondo Next Generation EU ha già ricevuto l’endorsement dei mercati finanziari, fa sapere Ursula von der Leyen intervenendo in Aula. Nell’idea della presidente della Commissione UE, il fondo da 750 miliardi di euro, di cui 500 miliardi di sovvenzioni e 250 di prestiti, non servirà solo alla ripresa del nostro mercato interno, ma sarà uno “stimolo per la sua competitività e la sua forza innovativa”. “Stiamo accelerando la modernizzazione attesa da tempo che ci renderà più forti di prima della crisi” scandisce di fronte agli eurodeputati presenti. Un acceleratore di innovazione per le nuove tecnologie ma anche una scommessa per le nuove generazioni. Indebitarsi sì, anche in maniera consistente, per garantire la ripresa e ammortizzare gli effetti economico-sociali negativi indotti dalla crisi sanitaria. Ma tanto vale farlo per costruire un’Europa più sostenibile, più resiliente e più digitale.
Fare presto, fare bene. Questo l’appello di molti eurodeputati intervenuti in plenaria, che riconoscono una forte ambizione nella proposta della Commissione europea ma che sono anche consapevoli che sarà difficile poi trovare un compromesso tra gli Stati. “Per la prima volta, questa settimana ci sarà un Consiglio europeo di cui sappiamo già le conclusioni: non ci sarà un accordo sul cosiddetto Recovery Plan e probabilmente ci sarà uno scontro tra gli Stati membri, che abbiamo già visto e anticipato in questi giorni”. Queste le accuse di Marco Zanni, presidente del gruppo Identità e Democrazia all’Europarlamento. Per l’eurodeputato leghista si tratta “dell’ennesima dimostrazione dell’inefficienza e dell’insufficienza delle istituzioni europee nella risposta alla crisi”.“Sappiamo che alcuni governi si opporranno, ma ogni resistenza o compromesso al ribasso è inaccettabile, perché sottrae tempo prezioso” conviene anche Tiziana Beghin, capodelegazione del Movimento 5 Stelle.