Bruxelles – Cali record di fatturato, peggiore perdita di posizione sul mercato commerciale, ambiente finanziario domestico ed esterno deteriorato come nessun altro. L’Italia delle piccole e medie imprese emerge con le ossa rotte dalla recessione figlia della pandemia di Covid-19. Che l’Italia fosse il Paese più colpito dalla crisi provocata dal Coronavirus era già noto, oggi la Banca centrale europea lo certifica in modo più chiaro e ufficiale nel sul bollettino sull’accesso ai finanziamenti per le PMI.
Con lo scoppio delle pandemia e l’introduzione delle misure di confinamento “le PMI dell’area dell’euro hanno segnalato per la prima volta un calo del fatturato dall’inizio del 2014”. Un fenomeno “diffuso”, per quanto differenziato tra gli Stati membri. In questo contesto, “il calo più marcato è stato registrato in Italia”, rileva lo studio della BCE. Si parla di una riduzione di un quinto (-20%) per quanto riguarda in particolare l’industria. Nel settore commerciale, anche il 19% netto delle PMI dell’area dell’euro ha registrato utili in calo, con una percentuale che ha raggiunto il 37% in Italia.
Questa situazione non aiuta il sistema Paese. “Una posizione finanziaria indebolita e un contesto macroeconomico in deterioramento hanno sollevato preoccupazioni sull’accesso ai finanziamenti tra le PMI”, sottolinea l’Eurotower. Il deterioramento del fatturato e degli utili tra le PMI dell’area dell’euro è stato visto come un impedimento all’ottenimento di finanziamenti esterni (-18%, dal 5%) per la prima volta da settembre 2014, “in particolare tra le PMI spagnole, italiane e portoghesi”.
Per quanto riguarda le fonti di finanziamento interne, le PMI hanno registrato un sostanziale calo netto della disponibilità prevista di fondi (-17%, dal 12%). È probabile che ciò rifletta i venti contrari previsti per l’attività economica, che ha importanti implicazioni per la redditività delle imprese. Ad eccezione dei Paesi Bassi, il deterioramento è diffuso in tutti i paesi, con le percentuali più elevate registrate in Portogallo (-26%), Francia (-23%) e Italia (-21%). Ancora, i più forti ribassi nella prevista disponibilità di finanziamenti esterni sono stati segnalati tra le PMI di Spagna, Italia, Portogallo e Slovacchia.
Le piccole e medie imprese italiane in sostanza sono quelle che se la passano peggio di tutte le altre. Meno giri d’affari e meno accesso al credito, perché in una situazione considerata troppo rischiosa per chi presta denaro. Occorrerà fare qualcosa, o il contraccolpo per l’Italia rischia di essere molto serio.